Sardegna e Libertà • In memoria di Roberto Bagnato

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Lo chiamavano l’angelo di Milano. Io lo ammiravo con tutto il cuore, come ammiro tante persone che conosco, nate con una naturale bontà d’animo, che sanno inventarsi iniziative serie con una facilità estrema e senza lasciare tracce, che sanno perdonarsi facendo del bene, anziché annichilire in se stesse ogni volta che guardano in faccia il proprio male, anche quello minimo. La storia del signor Bagnato, ex dirigente di banca, classe 1958, benestante ma non ricco, la trovate qui. (Sardegna e Libertà)

La notizia riportata su altri media

Come sa, ho speso la vita ad aiutare centinaia di persone in difficoltà, sempre nell’anonimato, però ora mi farebbe piacere se trovasse un piccolo spazio per ricordarmi sul Corriere con il mio nome in chiaro. (Corriere della Sera)

Fino ad oggi nessuno conosceva il suo nome, gelosamente custodito dal Corriere della Sera su sua richiesta. Nel 2012, leggendo dell’ennesima vita al limite nel capoluogo lombardo, aveva contattato la redazione per aiutare i protagonisti di quella vicenda. (La Ragione)

Giusto il tempo di leggere — sul Corriere — la storia di qualcuno che per una serie di più o meno comprensibili, spesso ingiuste, virate della vita, una vita non l’aveva più, ed eccolo: categoricamente in incognito, ad entrare in azione sottotraccia. (brescia.corriere.it)

Addio all'Angelo invisibile del Corriere, ora riveliamo il suo nome: Roberto Bagnato, il benefattore dei bisognosi che non voleva apparire

Milano dice addio al suo Angelo invisibile: Roberto Bagnato ha perso la sua battaglia contro un raro tumore. Lo ricorda Gramellini, con il quale si era instaurata, da circa due anni, una fitta corrispondenza. (Virgilio Notizie)

L'uomo aveva iniziato una corrispondenza epistolare con Gramellini, raccontando i suoi gesti, compiuti sempre nell'anonimato, con qualche escamotage per non essere invadente nei confrondi delle persone che aveva bisogno di aiuto. (Corriere TV)

Fingeva di arrabbiarsi perché quel che faceva era troppo serio e troppo vero per essere ingabbiato in un titolo che poteva andar bene per un vecchio film di Frank Capra. Ma poi ci perdonava perché dietro la sua riluttanza ad apparire c’era il desiderio di scuotere l’indifferenza che a Milano lascia troppa gente nel vuoto della solitudine: persone bisognose, malate, disperate, accerchiate da mille paure, sopraffatte dalla crisi o dalla perdita di un lavoro. (Corriere Milano)