Meta abbandona il fact-checking, una svolta epocale

Meta abbandona il fact-checking, una svolta epocale
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ECONOMIA

Il presidente uscente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha definito "vergognosa" la decisione di Meta di abbandonare il fact-checking, introdotto nel 2016 per combattere la disinformazione. La scelta, annunciata dal fondatore e amministratore delegato Mark Zuckerberg, prevede l'adozione di un nuovo sistema basato sulle "Community Notes", che affida agli utenti la responsabilità di aggiungere contesto e correggere eventuali errori nelle informazioni condivise, simile a quanto avviene sul social network X di Elon Musk.

Zuckerberg, in un video esplicativo, ha argomentato la sua decisione utilizzando concetti liberali, finora a lui estranei, e ha sottolineato come i cambiamenti negli Stati Uniti, dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali, abbiano influenzato le politiche aziendali. Le grandi aziende, infatti, stanno abbandonando i diktat della "religione woke" per motivi economici e di interesse, privilegiando il buonsenso e la concretezza.

Meta, il colosso di Zuckerberg, rappresenta un esempio perfetto di questa sterzata. La decisione di eliminare i fact-checker ha suscitato preoccupazioni in Europa, dove regolamenti come il Digital Services Act e il Digital Markets Act offrono una certa garanzia agli utenti. Tuttavia, Brando Benifei, esponente del Partito Democratico, ha espresso timori riguardo ai rischi per i cittadini dell'Unione Europea, sottolineando l'importanza di mantenere alta la guardia contro la disinformazione.

La scelta di Meta di abbandonare il fact-checking segna la fine di un'era e l'inizio di una nuova fase, caratterizzata da un approccio più liberale e meno vincolato alle politiche di moderazione dei contenuti.