Ucraina, 1.165° giorno di guerra: tra feriti, summit e attacchi

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ECONOMIA

Redazione Economia Redazione Economia   -   Mentre il conflitto in Ucraina entra nel suo 1.165° giorno, le immagini che arrivano dal fronte e dalla capitale Kiev raccontano una guerra che non conosce tregua. Yurii, 33 anni, soldato della 128a Brigata Transcarpatica, è uno dei tanti militari ucraini curati in un punto di stabilizzazione medica nella regione di Zaporizhia, dove le ferite – fisiche e non solo – segnano il prezzo quotidiano di una resistenza che si protrae da oltre tre anni. A poche centinaia di chilometri di distanza, Nazar, coetaneo di Yurii, membro della 72ª Brigata meccanizzata, prepara meticolosamente un drone vicino alla linea del fronte di Dnipropetrovsk, in un silenzio rotto solo dal rombo degli aerei e dall’eco degli esplosivi.

A Kiev, intanto, i leader europei si riuniscono per discutere del futuro dell’Ucraina, in un summit che vede protagonisti il presidente Volodymyr Zelensky e figure come Emmanuel Macron, Keir Starmer e Donald Tusk. La Piazza dell’Indipendenza, simbolo delle rivolte del 2014, ospita oggi un omaggio alle vittime della guerra, mentre i soccorritori lavorano senza sosta per spegnere gli incendi divampati dopo l’ultimo attacco di droni russi. Le macerie di un edificio residenziale a Kostiantynivka, raso al suolo da un raid aereo, vengono rimosse con lentezza, in un paese dove la normalità è ormai un ricordo lontano.


Papa Leone XIV: un pontefice americano per una Chiesa globale

L’elezione del cardinale Robert Prevost, ora Papa Leone XIV, segna una svolta storica per la Santa Sede. Primo pontefice statunitense, agostiniano con vent’anni di esperienza come vescovo in Perù, il nuovo Papa incarna una sensibilità verso l’America Latina che potrebbe ridisegnare gli equilibri interni alla Chiesa. La sua nomina arriva in un momento di profonda trasformazione, con sfide che vanno dalla crisi delle vocazioni alla necessità di un dialogo più aperto con le periferie del mondo.


Pakistan-India: escalation militare dopo raid aerei

L’Asia meridionale torna a tremare dopo che il Pakistan ha lanciato missili contro basi aeree indiane nello stato del Punjab, uccidendo almeno cinque persone. La chiusura dello spazio aereo pakistano per 24 ore, annunciata dalle autorità di Islamabad, è la risposta a una serie di incursioni indiane che hanno preso di mira installazioni militari oltre il confine. Un nuovo capitolo in una rivalità che, nonostante le tensioni occasionali, non vedeva un’escalation simile da anni.


Meloni al vertice Ucraina: videoconferenza con i leader Ue