Caso Eni/Shell-Nigeria, indagati il procuratore messinese De Pasquale e il pm Spadaro

Gazzetta del Sud INTERNO

L’iscrizione risalirebbe a una decina di giorni fa dopo l’interrogatorio del pm Paolo Storari, pure lui indagato a Brescia per il caso dei verbali dell’avvocato Amara e i contrasti con i vertici del suo ufficio.

Secondo la Procura di Brescia, pur avendo la consapevolezza della falsità delle prove portate dall’ex manager di Eni Vincenzo Armanna alla pubblica accusa, avrebbero omesso di mettere a disposizione delle difese e del Tribunale gli atti su tale falsità, nel corso del dibattimento sul blocco petrolifero Opl245. (Gazzetta del Sud)

Se ne è parlato anche su altre testate

Descalzi e Granata sono da tempo indagati dalla Procura di Milano proprio per il ruolo che avrebbero avuto nel depistaggio giudiziario accreditato in aula da Armanna con la conferma di Amara nei verbali ai pm. (Corriere Milano)

A quanto si è saputo, infine, tra l'aggiunto De Pasquale e il pm Storari non ci sarebbe stata mai un'interlocuzione verbale su questi temi e nemmeno un vero scontro. A quanto si apprende, nelle mail, inviate dal pm Storari (pure lui indagato a Brescia per il caso dei verbali dell'avvocato Piero Amara e i contrasti con i vertici del suo ufficio) ai vertici dell'ufficio, il magistrato faceva notare la inattendibilità dell'ex manager Eni Vincenzo Armanna. (Sky Tg24 )

Sull'inattendibilità di Armanna si sono espressi anche i giudici del caso Eni-Nigeria nelle motivazioni della sentenza con cui i 15 imputati sono stati assolti In atti le mail a vertici ufficio, 'è dannoso sentirlo ancora' Eni. (Rai News)

L’accusa dei pm a Eni e Shell, ai loro vertici e intermediari, era corruzione internazionale: ma i giudici Tremolada-Gallina-Carboni colgono «non condivisibili profili dell’imputazione» tra «contraddittorietà», «confusione nella sovrapposizione di accordi leciti e illeciti», «mancata distinzione tra corruttori e intermediari privati». (Corriere Milano)

La segnalazione del procedimento a carico dei due magistrati è arrivata al procuratore generale della Cassazione Salvi, al Csm e al Ministero della Giustizia. Tra i comportamenti dei pm messi sotto osservazione, secondo quanto apprende l’Agi c’è “anche la vicenda del video non depositato al processo Eni”, circostanza emersa ieri dalle motivazioni del verdetto assolutorio. (Il Riformista)

I pm infatti, stando alle accuse, avrebbero omesso di depositare delle chat che dimostrerebbero che Armanna pagò 50 mila dollari a un testimone per confermare la sua versione a processo. La procura di Brescia, competente a giudicare i magistrati milanesi, ha iscritto nel registro degli indagati il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e il pm Sergio Spadaro, per la loro gestione delle prove nel processo Eni Nigeria. (La Sentinella del Canavese)