Covid, mancata zona rossa nella Bergamasca. Crisanti consegna la consulenza: “Migliaia di vittime in…

Il Fatto Quotidiano INTERNO

– I famigliari delle vittime del covid nel Bergamasco hanno voluto ringraziare il consulente della Procura, professor Andrea Crisanti, dopo che ha discusso il suo elaborato coi pm bergamaschi.

La consulenza sulla mancata zona rossa nella Bergamasca durante i primi giorni della pandemia di Covid era attesa da tempo e oggi finalmente se ne conoscono i contorni.

“Questo lo posso dire perché è già stato detto dalla Procura – sottolinea -: quando si verificò il primo caso all’ospedale di Alzano c’arano già circa cento contagiati”. (Il Fatto Quotidiano)

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Peraltro, il Piano pandemico nazionale non fu applicato anche perché non era mai stato aggiornato dal 2006, ma solo costantemente rinnovato, senza cambiare nulla. Quanto alla diffusione del virus in Lombardia, l’inchiesta di Crisanti sconvolge quanto si sapeva sinora, vale a dire che il “paziente zero” fosse il 37enne scoperto affetto da Covid a Codogno il 19 febbraio 2020. (Contropiano)

Bergamo - Se fosse stata istituita la zona rossa nei comuni della Bergamsca travolti per primi dalla pandemia di Covid-19 si sarebbero evitate dalle 2 alle 4mila vittime. (IL GIORNO)

La zona rossa poteva salvare dalle 2000 alle 4000 vittime. Le dichiarazioni di venerdì 14 gennaio. Tutti i diritti riservati (Valseriana News)

Crisanti oggi aveva parlato di 6mila vittime nel Bergamasco in rapporto a un milione di abitanti. Nel documento vi sarebbe un’articolata ipotesi delle vittime evitabili, giorno per giorno, da quando si ebbe conferma dei primi casi di diffusione del coronavirus nel nostro Paese. (Imola Oggi)

Una riguarda quando doveva essere attivato il piano pandemico; la seconda come e quando poteva essere attivata la zona rossa». Infine se fossero esigibili provvedimenti di applicazione della zona rossa più tempestivi (prima dell’8 marzo, ndr) e che effetto avrebbero avuto sulla trasmissione del virus». (Corriere della Sera)

Quel che è certo è che per Crisanti è stato «umanamente impegnativo avere a che fare con storie personali dolorose». «Non è detto che una criticità sia per forza penalmente rilevante», ha osservato Crisanti. (ilGiornale.it)