Oro: nuovi record e domanda in crescita, oltre i 100 miliardi di dollari nel terzo trimestre
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Oro: nuovi record e domanda in crescita, oltre i 100 miliardi di dollari nel terzo trimestre Il prezzo dell'oro ha toccato oggi, 30 ottobre, un nuovo record storico a 2.778 dollari l'oncia, alimentato da una crescente "paura di restare fuori" (fear of missing out) da parte degli investitori. La "febbre dell'oro" continua La domanda globale di oro ha superato per la prima volta i 100 miliardi di dollari nel terzo trimestre del 2023, secondo il World Gold Council, con volumi che hanno raggiunto nuovi record, in aumento del 5% a 1.313 tonnellate. (Business Community)
Se ne è parlato anche su altre testate
(Adnkronos) – Non si ferma la ‘febbre dell’oro’ con il prezzo del metallo prezioso che oggi, 30 ottobre, ha toccato un nuovo record a 2778 dollari l’oncia, sulla scia di quella che il Financial Times ha spiegato come la “paura di restare fuori” da un trend rialzista da parte degli investitori mentre – come sottolineano gli ultimi dati – i prezzi elevati spingono le banche centrali a ridurre i loro acquisti. (CremonaOggi)
Ultim'ora news 1 novembre ore 8 (Milano Finanza)
Mattinata di consolidamento per il Gold future (scadenza dicembre 2024), che sta prendendo fiato dopo la corsa delle ultime settimane, che ha spinto il metallo prezioso verso nuovi massimi storici a ridosso della soglia psicologica a 2.800 dollari. (Milano Finanza)
Oro poco variato in vista dei dati sulle buste paga statunitensiL'oro ha registrato poche variazioni venerdì, mentre gli investitori si sono astenuti dall'assumere posizioni importanti in vista dei dati sulle buste paga degli Stati Uniti, che potrebbero fornire... (Marketscreener IT)
Quanto può crescere ancora il prezzo dell'oro? Lo scenario di consenso di WisdomTree tiene conto della media dei pareri del Bloomberg Survey of Professional Economists sull’inflazione, sul dollaro e sulle previsioni relative ai rendimenti dei titoli di Stato, ipotizzando che l’inflazione continui a scendere (stabilizzandosi su valori prossimi ma leggermente superiori all'obiettivo delle banche centrali), che il dollaro si deprezzi e che i rendimenti obbligazionari diminuiscano. (Milano Finanza)