Famiglia rapita nel Mali, il fratello di Carate: "Abbiamo paura"

Prima Monza INTERNO

"Abbiamo paura perché sappiamo che chi ha preso i nostri famigliari è molto pericoloso".

La Farnesina, confermando il sequestro dei tre connazionali in Mali, ha assicurato che "l'Unità di Crisi sta profondendo ogni sforzo, in coordinamento con le competenti articolazioni dello Stato, per una soluzione positiva, del caso.

Appello. I parenti della famiglia Langone, sequestrata nel Paese africano dove viveva da alcuni anni dopo aver lasciato la Brianza, chiedono aiuto allo Stato. (Prima Monza)

Su altri giornali

Secondo il portale Africa-Express, con la coppia italiana sarebbe stato rapito anche il loro bambino oltre al cittadino togolese. re italiani e un togolese sono stati rapiti da uomini armati in Mali, nell'Africa occidentale. (AGI - Agenzia Italia)

Il Jnim ha anche cercato collegamenti con Ansaroul Islam che ha sede in Burkina Faso. Sebbene i componenti all’interno del Jnim agiscano in modo relativamente autonomo, tutti hanno costantemente riaffermato la loro appartenenza al gruppo ombrello e la loro fedeltà ad al-Qaeda. (Secolo d'Italia)

Il sequestro è avvenuto in una regione, situata a est di Bamako, ad alta concentrazioni di jihadisti. "Ieri sera uomini armati a bordo di un veicolo hanno rapito tre italiani e un togolese nella località di Sincina" nel sud-est del Paese, ha precisato la fonte locale (Avvenire)

Questi interventi confermano la vicinanza di Poste Italiane al territorio e alle sue comunità e la volontà di continuare a garantire un sostegno concreto all’intero territorio nazionale. Bisogna farlo prima. (La Siritide)

- IL CAIRO, 20 MAG - Una famiglia di italiani, una coppia di Testimoni di Geova originari del Potentino e il loro figlio, è stata rapita in Mali, il pericolosissimo Paese del Sahel dove imperversano gruppi jihadisti e dove la Farnesina sta cercando di acquisire informazioni vagliando le poche disponibili. (Sky Tg24 )

A tal fine, il Ministero degli Esteri ribadisce, d'intesa con i famigliari, "l'esigenza di mantenere il massimo riserbo". L'Unità di Crisi - si segnala in una nota - "sta profondendo ogni sforzo - in coordinamento con le competenti articolazioni dello Stato - per una soluzione positiva del caso". (La Sicilia)