VACCINO PFIZER: SECONDA DOSE dopo 42 giorni, l'EMA dà Ragione al CTS. I Dettagli nel VIDEO

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Cavaleri ha inoltre precisato che i primi dati emersi suggeriscono che il vaccino Pfizer è in grado di neutralizzare anche la pericolosa variante indiana, perlomeno in misura tale da garantire una bassa circolazione del ceppo nel nostro Paese, qualora ci fosse una copertura vaccinale sufficiente nell'intera popolazione

dopo 42 giorni, l'EMA dà Ragione al CTS.

Il tutto deriva dalla proposta di Franco Locatelli, il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, che aveva ipotizzato di estendere la durata tra la prima e la seconda inoculazione, proprio perché siamo in un periodo critico ed è fondamentale coprire al più presto il maggior numero di persone possibile. (iLMeteo.it)

Ne parlano anche altre testate

L'Ema dà l'ok ai 42 giorni tra le dosi. Fdi denuncia: «Fermi da sei mesi i test dell'Istituto di sanità su un siero efficace per 17 anni». (La Verità)

Lo studio è stato condotto da un gruppo composto da ricercatori dell'università di Ferrara e dell'Asl di Pescara. Sono due dei dati preliminari più significativi emersi dal primo studio condotto in Italia su 37 mila persone che avevano ricevuto il vaccino dal 2 gennaio a Pescara. (Today.it)

È un bene- nota il dg- coinvolgere i medici di medicina generale negli hub, non solo negli ambulatori, tramite una collaborazione reciproca: questo darà un'ulteriore spinta alla campagna, consegne permettendo" Insiste comunque Brambilla sui vari vaccini: "Con Astrazeneca qui non c'è stato alcun effetto collaterale grave, ma la loro campagna di comunicazione è stata pessima. (La Gazzetta di Modena)

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Avanti quindi con i vaccini mRna: in città si usa Pfizer e negli altri centri Moderna, visto che è più maneggevole. È un bene- nota il dg- coinvolgere i medici di medicina generale negli hub, non solo negli ambulatori, tramite una collaborazione reciproca: questo darà un'ulteriore spinta alla campagna, consegne permettendo" (ModenaToday)

E ha sottolineato: “L’efficacia di un vaccino e la sua immunogenicità non vengono compromesse se il richiamo viene spostato fino a un massimo di 42 giorni”. A spiegarne le ragioni al Corriere della Sera è Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e componente del Cts. (TIMgate)