Hamas dice "sì" alla tregua, ma Netanyahu respinge le condizioni: i negoziati si spostano in Qatar

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Redazione Esteri Redazione Esteri   -   Il conflitto tra Israele e Hamas entra nel suo 639° giorno, mentre le trattative per una tregua subiscono un nuovo, prevedibile scoglio. L’organizzazione palestinese ha accettato, seppur con modifiche, la proposta di cessate il fuoco di 60 giorni che prevedeva il rilascio di 10 ostaggi, ma l’ufficio di Benjamin Netanyahu ha bollato le richieste come "inaccettabili". Nonostante ciò, lo Stato ebraico ha confermato l’invio di una delegazione a Doha, dove i colloqui indiretti riprenderanno sotto la mediazione del Qatar.

Fonti vicine ad Hamas hanno anticipato ad Al-Sharq che le parti potrebbero incontrarsi già nella serata di oggi o domani, con l’obiettivo di definire i dettagli operativi dell’accordo. Un passaggio cruciale, considerando che la capitale qatariota è ormai diventata il fulcro di un negoziato sempre più complesso, segnato da pause strategiche e ripensamenti. Intanto, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha parlato sia con Netanyahu sia con l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani, sottolineando l’"urgenza" di raggiungere un’intesa.

Sul campo, intanto, continuano gli episodi che alimentano la spirale di violenza. A al-Mawasi, area dichiarata "zona umanitaria" da Israele, un bombardamento ha ucciso il ginecologo Moussa Hamdan Khafaja e tre dei suoi quattro figli. L’unico sopravvissuto, Omar, racconta una storia che si ripete da mesi: quella di famiglie intrappolate in un conflitto che non risparmia neppure chi cerca rifugio nelle aree teoricamente protette.