Diplomazia degli ostaggi, una pratica consolidata del regime iraniano

Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo
INTERNO

Dagli Stati Uniti al Belgio, tutti i Paesi trattano con l'Iran. Fin dalla sua nascita, nel 1979, il regime iraniano ha utilizzato gli ostaggi come strumento negoziale, ottenendo spesso concessioni significative. Questa pratica, che ha visto coinvolti numerosi Paesi, inclusi gli Stati Uniti, si è sempre svolta attraverso trattative bilaterali. Tuttavia, la triangolazione tra Iran, uno Stato europeo e gli USA complica ora il negoziato per il rilascio degli ostaggi.

Il generale Roberto Vannacci, parlamentare europeo della Lega, ha recentemente commentato la situazione di Cecilia Sala, giornalista italiana detenuta in Iran. Vannacci ha sottolineato come Sala fosse consapevole dei rischi legati all'operare in Paesi come l'Iran. Ha espresso rammarico per le parole che Sala aveva pronunciato in passato nei confronti dei marò italiani, auspicando che rimanessero in India per essere giudicati dalle autorità locali. Nonostante ciò, Vannacci ha auspicato che la diplomazia italiana riesca a riportare a casa la connazionale.

Majid Sadeghpour, medico e attivista per i diritti umani, dirige l'Organizzazione delle comunità irano-americane (OIAC) e vive in Virginia, negli Stati Uniti. Fuggito molti anni fa dall'Iran, dove la sua famiglia è stata perseguitata dopo la rivoluzione islamica del 1979 e dove suo fratello è stato giustiziato, Sadeghpour ha denunciato la pratica della "diplomazia degli ostaggi" come una strategia del regime iraniano per proteggere i suoi agenti.

In questo contesto, la situazione di Cecilia Sala si inserisce in un quadro più ampio di tensioni internazionali e negoziati complessi.