Dieci padiglioni extraeuropei da non perdere alla Biennale Architettura 2025





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Mentre si avvicina l’apertura della 19esima Mostra Internazionale di Architettura, che dal 10 maggio al 23 novembre 2025 trasformerà Venezia in un crocevia globale di idee e sperimentazioni, l’attenzione si sposta su quei padiglioni che, pur provenendo da contesti lontani dal cuore europeo, offrono prospettive inedite e stimolanti. Tra i 66 partecipanti, distribuiti tra Giardini, Arsenale e centro storico, spiccano dieci realtà extraeuropee che meritano uno sguardo approfondito, non solo per la loro capacità di reinterpretare il tema della rassegna – «Intelligens», curata da Carlo Ratti – ma anche per come raccontano storie di modernità ibrida, tra radici locali e slanci futuribili.
Uno dei casi più emblematici è quello della Repubblica dell’Uzbekistan, il cui padiglione, intitolato A Matter of Radiance, esplora l’eredità modernista del Paese attraverso il prisma dello Sun Institute of Material Science. I curatori Ekaterina Golovatyuk e Giacomo Cantoni, dello studio GRACE, hanno scelto di concentrarsi su un esempio concreto – un campo di eliostati a Tashkent – per riflettere su come la luce, elemento tanto fisico quanto simbolico, plasmi l’identità architettonica di un territorio. Le fotografie di Armin Linke, commissionate dalla Uzbekistan Art and Culture Development Foundation, catturano questa dialettica tra scienza e poesia, tra passato sovietico e nuove utopie energetiche.
Se Pietrangelo Buttafuoco, presidente della Biennale, ha definito Venezia «una bottega artigiana dell’arte e la nuova New York del mondo che verrà», è proprio in questa tensione tra fragilità e resilienza che i padiglioni extraeuropei trovano la loro forza. Non si tratta semplicemente di portare in Laguna linguaggi esotici, ma di mostrare come tradizione e innovazione possano fondersi in modelli inaspettati, lontani dai cliché del cosmopolitismo occidentale.
Tra le altre partecipazioni da seguire, spiccano quelle che, pur non avendo ancora svelato nel dettaglio i loro progetti, promettono di affrontare temi cruciali come la sostenibilità ambientale, l’adattamento climatico e il riuso del patrimonio. Se alcuni Paesi punteranno su installazioni immersive, altri opteranno per narrazioni più concettuali, dimostrando che l’architettura, oggi più che mai, è un terreno di confronto politico e culturale prima ancora che estetico.