Naspi, da gennaio scatta il nuovo requisito
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Nel 2025 cambiano i criteri di accesso alla Naspi, la nuova prestazione di assicurazione sociale per l'impiego destinata ai lavoratori che si trovano in stato di disoccupazione dopo un periodo di impiego con contratti subordinati o similari. L'ultima legge di bilancio ha infatti introdotto criteri più stringenti per ottenere l'assegno mensile di disoccupazione, nel tentativo di contrastare un utilizzo della Naspi come "paracadute economico". (Today.it)
Se ne è parlato anche su altri giornali
L’articolo 6, comma 1, D.Lgs. 22/2015, prevede che, per accedere alla NASpI, la domanda dev’essere presentata all’Inps in via telematica, entro il termine di decadenza di 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro; la NASpI spetta a decorrere dall’ottavo giorno successivo alla cessazione del rapporto di lavoro o, qualora la domanda sia presentata successivamente a tale data, dal primo giorno successivo alla data di presentazione della domanda. (Euroconference LAVORO)
E dal 12 gennaio, quindici giorni di assenza ingiustificata porteranno alle dimissioni in bianco (senza Naspi, quindi). La Naspi, o indennità di disoccupazione, è rivolta a chi perde il lavoro involontariamente. (Fanpage.it)
Perdere il lavoro involontariamente significa doversi rimettere in gioco, cercare una nuova occupazione e formarsi se necessario. Mentre la ricerca prende vita il disoccupato può percepire la NASpI, l’indennità di disoccupazione, per un certo periodo di tempo. (gazzettinodelgolfo.it)
Con il 2025 cambiano i requisiti per avere accesso alla Naspi, cioè l'assegno mensile di disoccupazione. Naspi: chi può farne richiesta e cosa è cambiato in questo 2025 (iLMeteo.it)
NASpI 2025: guida pratica al calcolo e alle novità sul sussidio di disoccupazione La NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) è oggi la principale misura di sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti che perdono involontariamente il posto. (PMI.it)
Tuttavia, come hanno evidenziato alcuni sindacalisti ed esperti di diritto del lavoro, i nuovi criteri rischiano di penalizzare anche coloro che si sono dimessi in buona fede. 22. (Corriere della Sera)