Quanta noia (e incapacità di cogliere le notizie) con il Giletti dello «Stato delle cose»
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Per tutta la serata mi sono chiesto: «Come mai il nuovo programma di Giletti è sotto le insegne di Rai Cultura?». Il prevedibile non è cultura, la noia non è cultura, l’incapacità di prendere al volo un evento, come i primi spostamenti via terra dell’esercito israeliano all’interno dei confini libanesi, e farne il perno della trasmissione non è cultura. E allora? Allora non so. So che persino il titolo non è originale. (Corriere della Sera)
Se ne è parlato anche su altri media
Il programma racconta la complessità dello spazio e del tempo in cui viviamo, per dare ai telespettatori la possibilità di leggere la realtà da una diversa prospettiva, per fare il punto su "lo stato delle cose" per quello che è e non per quello che appare. (Torino Cronaca)
Massimo Giletti si racconta a Domenica In, alla vigilia della partenza del suo nuovo programma su Rai3. (Fanpage.it)
Massimo Giletti è ufficialmente tornato in tv con un programma tutto suo dopo la drastica chiusura di Non è l’Arena su La7 datata aprile 2023. Riparte, infatti da Lo stato delle cose, il nuovo programma in onda da lunedì 30 settembre in prima serata su Rai 3. (MOW)
Il conduttore è stato quindi battuto, tra gli altri, da Corrado Augias con «La Torre di Babele»: il programma culturale di La7 è arrivato a quota 5,34 per cento di share, con 973.856 spettatori. Il suo nuovo talk, «Lo stato delle cose», in onda su Rai3 ha raggiunto al suo esordio il 5,13 per cento di share, con 934.220 spettatori. (Corriere della Sera)
Curiosamente si è scoperto che l’ennesimo nuovo talk-show di prima serata raccoglie un cinque per cento di spettatori, evidentemente affetti da fanatismo per il genere. E figuriamoci se intaccavano Ma… (la Repubblica)
Appena qualche accenno nostalgico per poi partire all’esordio con Matteo Renzi, «il guastafeste», per dire che «il campo largo rischia di diventare un campo santo». Massimo Giletti ritorna in quella che lui dice di aver sempre considerato casa sua, ovvero la Rai. (Avvenire)