Germania, i Verdi frenano ancora sul maxi piano di Merz: “Non ha agito prima”

Germania, i Verdi frenano ancora sul maxi piano di Merz: “Non ha agito prima”
Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo
la Repubblica ESTERI

BERLINO – È il mondo alla rovescia: i conservatori tedeschi devono convincere i verdi ad approvare qualcosa che non avrebbero mai voluto proporre. E i verdi, che l’hanno sempre proposto, adesso puntano i piedi. Alla fine di un dibattito a tratti surreale al Bundestag è emerso un elemento rassicurante: tutti hanno capito la gravità della situazione internazionale e la necessità di una svolta epoca… (la Repubblica)

Su altre testate

Il BundesTag discute la riforma del freno al debito per aumentare la spesa nella difesa e nelle infrastrutture: Cdu-Csu e Spd la sostengono, mentre Verdi e Sinistra si oppongono. Un documento riservato fissa procedure rigide, dalla gestione dei pasti alla tempistica dei negoziati, che dovranno chiudersi entro il 24 marzo alle 17.00. (Rai Storia)

Dopo una corsa a ostacoli che sembrava a tratti persa, la maggioranza dei due terzi per il voto al Bundestag sul bazooka da mille miliardi per investimenti in difesa e infrastrutture è assicurata, e la strada per Friedrich Merz (Cdu) alla cancelleria spianata. (ilmessaggero.it)

Lo stop al gas russo con le conseguenti crisi industriali e le bollette alle stelle. E poi i costi per l’elettrico. (Panorama)

Germania del grande riarmo gioca sporco con la costituzione

Si complica il cammino del probabile futuro cancelliere tedesco Friedrich Merz: i piani per allentare i vincoli costituzionali sul debito rischiano di fallire la prova del Bundestag, dove serve una maggioranza dei due terzi e quindi un accordo più ampio di quello raggiunto tra i conservatori dell’Unione (Cdu-Csu) e i socialdemocratici (Spd). (Il Sole 24 ORE)

I partiti si incontreranno presto per le riunioni dei gruppi parlamentari (LAPRESSE)

Germania: anche i Verdi si mettono in testa l’elmo chiodato prussiano e firmano l’accordo, per sostenere il massiccio riarmo del Paese. Ma lo fa un parlamento a due giorni dalla sua scadenza, la vecchia maggioranza cancellata dalle recenti elezioni che non avrebbe i numeri. (Remocontro)