Israele non tollera minacce terroristiche al confine con la Siria

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ESTERI

Israele ha ribadito con fermezza la sua posizione riguardo alla situazione al confine con la Siria, dichiarando di non tollerare alcuna minaccia terroristica nella regione. David Mencer, portavoce del governo israeliano, ha affermato che il paese è pronto a intervenire per proteggere la popolazione drusa in Siria, qualora fosse necessario. "Non permetteremo alcun danno alla popolazione drusa", ha dichiarato Mencer, sottolineando che ogni tentativo da parte delle forze del regime siriano o di organizzazioni terroristiche di stabilirsi nella zona di sicurezza nel sud della Siria verrà sventato.

La situazione in Siria, del resto, rimane estremamente volatile. Dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, il paese è precipitato in un nuovo caos. Nei tre mesi successivi all’8 dicembre, data simbolo della fine della dittatura, si è vissuta una breve illusione di cambiamento, con la speranza che il governo potesse rappresentare tutti i siriani e garantire diritti fondamentali. Tuttavia, questa fase si è conclusa in modo drammatico, con massacri e violenze che hanno colpito in particolare la minoranza alawita, un tempo favorita per la sua fedeltà ad Assad e ora diventata bersaglio di rappresaglie.

Secondo fonti locali, oltre 9.000 civili sarebbero stati uccisi in una serie di espropri e vendette, mentre le milizie leali al presidente deposto hanno continuato a resistere. A Latakia, una delle città chiave del conflitto, l’operazione militare si è conclusa con un bilancio pesantissimo: più di mille persone hanno perso la vita negli scontri tra le forze governative e i ribelli alawiti.

La violenza non ha risparmiato neppure le comunità cristiane, come ha denunciato monsignor Hanna Jallouf, vicario apostolico di Aleppo. Secondo il religioso, a Latakia e Tartus si è consumato un massacro di civili inermi, tra cui molti cristiani. Nonostante ciò, monsignor Jallouf ha espresso fiducia nel nuovo governo guidato da Ahmed al-Sharaa, ex leader del gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham, noto con il nome di al-Jolani. "Il suo governo sta lavorando per appacificare tutte le genti della Siria", ha dichiarato il vicario, sottolineando la complessità di un processo di riconciliazione in un paese ancora lacerato da divisioni settarie e politiche.

Intanto, Israele mantiene alta la guardia, consapevole che il vuoto di potere in Siria potrebbe favorire l’ascesa di gruppi terroristici o l’espansione dell’influenza iraniana nella regione. La protezione della popolazione drusa, che vive in aree strategiche vicino al confine, rappresenta una priorità per Tel Aviv, che non intende permettere ulteriori destabilizzazioni.