Prove nascoste nel caso Eni/Shell-Nigeria, indagati a Brescia i pm De Pasquale e Spadaro

La Stampa ECONOMIA

Il procuratore aggiunto di Milano, Fabio De Pasquale, e il pm Sergio Spadaro sono indagati dalla Procura di Brescia nell’inchiesta sulle prove nascoste, con l'ipotesi di rifiuto d'atti d'ufficio in relazione al processo Eni/Shell-Nigeria di cui ieri il Tribunale ha depositato le motivazioni dell'assoluzione di tutti gli imputati.

Ma, si precisa, «non è questo l'episodio più importante» sulla cui base i due magistrati sono stati indagati. (La Stampa)

La notizia riportata su altri media

Mancano “prove certe e affidabili dell’esistenza dell’accordo corruttivo contestato”. Per questo la settima sezione penale del Tribunale di Milano lo scorso 17 marzo ha assolto in primo grado tutti gli imputati del processo Eni-Nigeria, con la formula “il fatto non sussiste”. (Il Fatto Quotidiano)

Sono pesanti le parole messe nero su bianco dai giudici della settima sezione del Tribunale di Milano nelle motivazioni della sentenza di assoluzione di vertici e dirigenti Eni (compresi Claudio Descalzi e Paolo Scaroni) accusati dalla procura di aver pagato ai politici nigeriani la presunta maxi tangente da un miliardo 92 milioni di euro per il giacimento petrolifero Opl245. (La Stampa)

Non ci sono «prove certe e affidabili dell’esistenza dell’accordo corruttivo contestato». Con le sue dichiarazioni accusatorie Armanna intendeva ricattare i vertici di Eni. La corte critica i pm per non aver dato risalto a un video favorevole alla posizione degli imputati (Open)