Meloni a Washington tra tensioni e sfide: «Momento difficile, faremo del nostro meglio»

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«Sappiamo che siamo in un momento difficile, vediamo come andrà nelle prossime ore». Con queste parole, pronunciate durante la cerimonia dei Premi Leonardo a Villa Madama, Giorgia Meloni ha sintetizzato la complessità del viaggio che la attende a Washington, dove incontrerà Donald Trump in un vertice bilaterale carico di incognite. La premier, consapevole del ruolo che rappresenta, ha sottolineato l’impegno del governo nel difendere gli interessi italiani, senza nascondere le difficoltà di un contesto internazionale sempre più polarizzato.

Quello che attende Meloni è un faccia a faccia tutt’altro che semplice, considerando le recenti tensioni tra Stati Uniti e Unione Europea. Trump, noto per il suo approccio unilateralista, ha già dimostrato scarso interesse per le dinamiche comunitarie, preferendo trattare con i singoli Stati piuttosto che con Bruxelles. Un atteggiamento che, se da un lato potrebbe aprire spazi di manovra per l’Italia, dall’altro rischia di indebolire la posizione europea su temi cruciali come i dazi, soprattutto nel settore automotive, già colpito da mesi di crisi.

Non solo economia, però. La visita della premier arriva in un momento in cui la diplomazia americana ha preso una netta distanza dalle posizioni del G7, rifiutando di condannare con la stessa fermezza l’attacco russo a Sumy durante la Domenica delle Palme. Una scelta che ha ulteriormente complicato il quadro, lasciando intravedere possibili frizioni anche sul tema della sicurezza internazionale.

Se il primo round della politica trumpiana ha visto una temporanea tregua sui dazi, con gli Usa disposti a trattare con l’Ue nel suo insieme, le dichiarazioni del vicepresidente Vance – che ha definito gli europei «parassiti» – lasciano poco spazio all’ottimismo. Una retorica che, mentre a Washington si procede a epurazioni di funzionari pubblici e si limita l’indipendenza della stampa, suona come un ulteriore segnale di distacco da quei principi democratici che l’Europa fatica a vedere rispettati.