Ritorno a Codogno un anno dopo: “Sembrava la guerra. All’improvviso militari in strada, angoscia,…

Il Fatto Quotidiano INTERNO

“Sembrava che fosse scoppiata una bomba, come se fossimo sfollati” ricorda oggi la dirigente scolastica del liceo Novello Valentina Gambarini.

Un anno fa le sue strade sono le prime in Italia a svuotarsi dopo la scoperta del cosiddetto paziente uno, il 38enne Mattia Maestri.

Ad un anno di distanza da quel 21 febbraio nel lodigiano si è riscoperta una nuova dimensione di comunità

“All’inizio abbiamo sofferto di essere così stigmatizzati e di essere considerati untori – racconta la signora Antarelli – ma poi abbiamo dimostrato a tutti che eravamo un esempio da seguire”. (Il Fatto Quotidiano)

Ne parlano anche altre testate

Dobbiamo batterci affinché sia gratuito e affinché sia un'opportunità per tutti, senza differenze tra popoli e nazioni". Oggi, nel corso della cerimonia per la prima Giornata Nazionale del personale sanitario, quella data rimbalza nei discorsi istituzionali sottolineando i grandi passi avanti fatti dalla scienza con il vaccino. (Il Lametino)

«Le sensazioni che abbiamo vissuto un anno fa sono ancora nei nostri occhi e nei nostri cuori – ha detto Passerini -. Di lì a poche ore l’ospedale di Codogno sarebbe stato chiuso e il premier Conte avrebbe firmato il decreto di chiusura di dieci Comuni lodigiani nella prima zona rossa dal dopoguerra a oggi (Corriere della Sera)

Si è trattato del primo caso registrato in Lombardia e in Italia. Un anno fa l’Italia entrava nell’incubo Coronavirus, esattamente quando a Mattia Maestri, 38enne lombardo, venne diagnosticato il Covid-19. (vistanet)

Sul palco gli interventi del governatore Fontana e del sindaco Passerini. (LaPresse) Un memoriale è stato inaugurato nella cittadina di Codogno, nel lodigiano, dove un anno fa è stato scoperto il primo caso di coronavirus in Italia (LaPresse)