Che cosa è l'Hts, la milizia che controlla la Siria - Ascolta

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Adnkronos ESTERI

Il gruppo ribelle islamista che ha recentemente assunto il controllo della città di Aleppo, è diventato uno dei principali attori nel complesso scenario della guerra civile siriana. HTS ha attraversato varie fasi di evoluzione: iniziando con una stretta collaborazione con Abu Bakr al Baghdadi, Capo dello Stato Islamico, seguendo poi un periodo di alleanza con al Qaida, ed arrivando ad un’adozione di politiche più moderate che hanno segnato un cambiamento significativo nella loro strategia. (Adnkronos)

La notizia riportata su altre testate

Nelle prime ore della «rivoluzione senza sangue», la «rivoluzione della misericordia» come l’aveva definita l’ex «terrorista anti-americano» Al Jolani, i siriani avevano paura. La storia ha corso frenetica per qualche settimana: l’avanzata su Aleppo, lo scioglimento dell’esercito regolare, l’arrivo degli ex jihadisti di Al Qaeda e dell’Isis a Damasco. (Corriere della Sera)

Eppure, il nuovo leader della nuova Siria post-Assad, Abu Mohammed al-Jolani – al secolo Ahmad al-Shara - cerca proprio di riposizionarsi come volto nuovo della nuova Siria, sforzandosi in tutti i modi di trasmettere al mondo – giustamente preoccupato per i trascorsi suoi e di quelli degli uomini della milizia Hts con i quali ha posto fine in pochi giorni al regime sanguinario di Bashar Al-Assad – un’immagina rassicurante e tollerante. (L'HuffPost)

Il sud della Siria è la spina nel fianco di Al Julani

Men che meno dopo la mano rifiutata giorni fa alla ministra degli esteri tedesca Annalena Baerbock e più ancora la conferma come ministro della giustizia del governo provvisorio a Damasco di Shadi al-Waisi, laureato in Sharia islamica, che un video del 2015 è immortalato mentre supervisiona l’esecuzione a Idlib di due donne accusate di adulterio e prostituzione. (Corriere della Sera)

«Abbiamo discusso della questione del confine, dei pericoli della droga, delle armi e del terrorismo, e dei tentativi dell’Isis di ristabilire una presenza. Lavoreremo insieme», assicurava ieri il ministro degli Esteri giordano, Ayman Safadi, stringendo la mano all’omologo siriano Asaad Shaibani. (il manifesto)