I dubbi su Al Jolani: dalla promessa di una Siria per tutti alle frasi bellicose
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È passato appena un mese dalla fuga di Bashar Assad da Damasco. La storia ha corso frenetica per qualche settimana: l’avanzata su Aleppo, lo scioglimento dell’esercito regolare, l’arrivo degli ex jihadisti di Al Qaeda e dell’Isis a Damasco. Da un mese a questa parte sta rallentando, ma già la percezione è cambiata. Nelle prime ore della «rivoluzione senza sangue», la «rivoluzione della misericordia» come l’aveva definita l’ex «terrorista anti-americano» Al Jolani, i siriani avevano paura. (Corriere della Sera)
La notizia riportata su altri giornali
HTS ha attraversato varie fasi di evoluzione: iniziando con una stretta collaborazione con Abu Bakr al Baghdadi, Capo dello Stato Islamico, seguendo poi un periodo di alleanza con al Qaida, ed arrivando ad un’adozione di politiche più moderate che hanno segnato un cambiamento significativo nella loro strategia. (Adnkronos)
Da jihadista a statista, dalla guerra civile alla leadership politica: un percorso non da poco, che lascai molteplici e legittimi dubbi sulla sincerità, e ancor più sulla effettiva fattibilità ideologica e politica, di chi pretenda di percorrerlo. (L'HuffPost)
Men che meno dopo la mano rifiutata giorni fa alla ministra degli esteri tedesca Annalena Baerbock e più ancora la conferma come ministro della giustizia del governo provvisorio a Damasco di Shadi al-Waisi, laureato in Sharia islamica, che un video del 2015 è immortalato mentre supervisiona l’esecuzione a Idlib di due donne accusate di adulterio e prostituzione. (Corriere della Sera)
«Abbiamo discusso della questione del confine, dei pericoli della droga, delle armi e del terrorismo, e dei tentativi dell’Isis di ristabilire una presenza. «La Siria diventerà una fonte di sicurezza e stabilità», ha replicato Shaibani, membro di spicco dell’esecutivo guidato da Ahmed Sharaa (Al Julani), leader del gruppo jihadista Hay’at Tahrir al Sham (Hts) oggi al potere, e dal premier Mohammed Bashir. (il manifesto)