A Gaza si muore di fame mentre 116mila tonnellate di aiuti restano bloccate

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ESTERI

Redazione Esteri Redazione Esteri   -   Gli appelli internazionali si susseguono senza sosta, ma la distribuzione degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza rimane paralizzata, mentre i raid israeliani continuano a mietere vittime: oltre 171.000 tra morti e feriti, in gran parte bambini e donne, a cui si aggiungono più di 11.000 dispersi sotto le macerie. Se le bombe non danno tregua, è però la fame, adesso, a rappresentare la minaccia più immediata per una popolazione allo stremo. Dal 2 marzo, Israele ha interrotto l’accesso agli aiuti, lasciando i gazawi senza cibo, costretti a nutrirsi di farina infestata da insetti, mentre 116mila tonnellate di generi alimentari e medicinali – che potrebbero alleviare l’emergenza – marciscono oltre i confini della Striscia, inaccessibili.

"Non è solo una questione di cibo: per ricevere assistenza, le persone devono percorrere chilometri in condizioni disumane", racconta Amande Bazerolle, responsabile di Medici senza frontiere a Gaza, da Deir al-Balah. Un’area che, pur non essendo stata dichiarata dall’esercito israeliano come "zona di combattimento attivo", non offre alcuna sicurezza. Lo dimostra il raid del 29 aprile ad Az Zawayda, poco più a nord, dove una bambina di quattro anni è stata uccisa sotto le bombe.