La liberazione di Sala. Pakhshan e le altre: troppe innocenti ancora in cella in Iran

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Avvenire INTERNO

ANSA Nelle stesse ore in cui Cecilia Sala rientrava in Italia sana e salva, la Suprema Corte della Repubblica islamica consegnava la sua sentenza esecutiva a un’altra donna: pena di morte per impiccagione. Pakhshan Azizi, 40 anni, assisteva i profughi nei campi del nord della Siria e una volta rientrata in Iran, nell’agosto 2023, è stata arrestata con l’accusa di appartenere a un gruppo armato. Ora attende il boia nel carcere di Evin, a Teheran (Avvenire)

Ne parlano anche altre testate

La liberazione di Cecilia Sala da una prigione iraniana dove era stata rinchiusa senza alcun apparente fondato motivo - se si esclude il fatto che un ingegnere della stessa nazionalità del sequestrante (forse una spia e con documenti scottanti al seguito) era stato tratto in arresto in Italia tre giorni prima - è stato un fatto straordinario, una nobile vittoria italiana, ma non solo, per alcuni motivi che sarà meglio ricordare. (ROMA on line)

MASSA – “In queste ore dovremmo tutti festeggiare, senza se e senza ma, la liberazione ed il ritorno in Italia di Cecilia Sala. Sulla vicenda della liberazione della giornalista italiana incarcerata in Iran e sul post in merito del sindaco Francesco Persiani che ha portato con sè una lunga scia di polemiche, interviene anche la Cgil di Massa-Carrara e Nicola Del Vecchio segretario provinciale. (La Voce Apuana)

E la cassa di bitter portata giovedì dal direttore del Foglio, Claudio Cerasa, è servita sicuramente per festeggiare tutti insieme la fine dell’incubo e mettersi alle spalle il ricordo della prigione di Evin. (Corriere della Sera)

La 29enne si trovava in Iran per indagare sulla condizione delle donne nel Paese, quando è stata arrestata per non aver rispettato le leggi locali, così viene riferito dalle autorità di Teheran. L'ipotesi però più probabile, sin da subito, è quella di una ritorsione dopo l'arresto dell'iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, informatico 38enne bloccato il 16 dicembre all'aeroporto di Malpensa dalla Digos su richiesta degli Stati Uniti che ne vogliono l'estradizione. (la Repubblica)

Tra i molteplici e variegati punti di vista e le differenti ricostruzioni circolate sugli organi di stampa in queste ultime ore, ce n’è una in particolare che ha veramente del grottesco, che lascerebbe allibito qualunque osservatore dotato di un minimo di buonsenso e di razionalità. (Nicola Porro)

“Tartus è una regione della Siria e si trova più o meno sul mare. Il 16 dicembre scorso a Tartus c’è stata un’esplosione che è stata percepita in Turchia s 820 kilometri di distanza. Parliamo di un’esplosione percepita a 820 kilometri di distanza, più o meno la distanza tra Milano e Salerno”, ha affermato in un video il giornalista Franco Fracassi. (Il Giornale d'Italia)