Cecilia Sala, la nobile vittoria che tutela più di un principio
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La liberazione di Cecilia Sala da una prigione iraniana dove era stata rinchiusa senza alcun apparente fondato motivo - se si esclude il fatto che un ingegnere della stessa nazionalità del sequestrante (forse una spia e con documenti scottanti al seguito) era stato tratto in arresto in Italia tre giorni prima - è stato un fatto straordinario, una nobile vittoria italiana, ma non solo, per alcuni motivi che sarà meglio ricordare. (ROMA on line)
Se ne è parlato anche su altre testate
Si diceva che sono gli israeliani che stanno distruggendo i depositi di armi di Assad, ma un deposito di armi la cui esplosione si avverte a 800 kilometri di distanza non sta né in cielo né in terra. (Il Giornale d'Italia)
Peraltro, l’avevamo previsto in tempi non sospetti. Come si suol dire, tutto è bene quel che finisce bene. (Radio Radio)
L'ipotesi però più probabile, sin da subito, è quella di una ritorsione dopo l'arresto dell'iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, informatico 38enne bloccato il 16 dicembre all'aeroporto di Malpensa dalla Digos su richiesta degli Stati Uniti che ne vogliono l'estradizione. (la Repubblica)
Le rose bianche e i tulipani azzurri, che gli amici più stretti hanno regalato a Cecilia Sala il giorno dopo la liberazione a Teheran e il suo ritorno in Italia, splendono ancora nel salotto della sua casa all’ultimo piano del Celio. (Corriere della Sera)
MASSA – “In queste ore dovremmo tutti festeggiare, senza se e senza ma, la liberazione ed il ritorno in Italia di Cecilia Sala. Sulla vicenda della liberazione della giornalista italiana incarcerata in Iran e sul post in merito del sindaco Francesco Persiani che ha portato con sè una lunga scia di polemiche, interviene anche la Cgil di Massa-Carrara e Nicola Del Vecchio segretario provinciale. (La Voce Apuana)
Tanto è stato scritto e ancor di più è stato detto sulla vicenda che ha suo malgrado visto protagonista Cecilia Sala e sulle dinamiche, alcune note e diverse altre chiaramente no, che hanno portato alla liberazione della giornalista del Foglio. (Nicola Porro)