2073, di Asif Kapadia
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Ispirato a La jetée di Chris Marker, un documentario fantasy che viaggia nel tempo sull’avvento dei regimi totalitari e la perdita della democrazia. Ma gira a vuoto. VENEZIA81. Fuori Concorso. “Spero che qualcuno trovi questo messaggio. È troppo tardi per me. Spero non lo sia per voi”. Ci sono incendi, alluvioni, coprifuochi, violenze della polizia sui civili. Sono squarci del presente già proiettati verso il futuro dove il pianeta sembra abbandonato. (Sentieri Selvaggi)
Su altre fonti
Una cosa va riconosciuta a 2073. Che lo si prenda come fantascienza o come documentario, la sua natura cinematografica eccede e sconfina nell'altro ambito. È quindi un film interessante per come illumina la parentela fra questi due mondi: il cinema che vuole raccontare il reale e quello che partendo dalla realtà si avventura poeticamente a ipotizzarne gli sviluppi. (BadTaste)
«Tutto è iniziato con la Brexit, con l’idea che un Paese potesse essere ingannato, i cittadini spinti a votare per peggiorare la propria vita. «Ho iniziato a pensare a 2073 durante il lockdown; mi chiesi: cosa penso di ciò che accade? Cosa posso fare?». (Elle)
2073 è ambientato in un futuro dispotico in cui Samantha Morton interpreta una donna che vive nei sotterranei di una città nel 2073 37 anni dopo l'«Evento», recita un cartello in un mondo postatomico controllato dalla polizia con droni e telecamere. (il Giornale)
Nel 2073 la capitale delle Americhe (non degli Stati Uniti) è New San Francisco, una città desertificata e devastata dall’inquinamento, monitorata in ogni angolo da frotte di droni, videocamere di controllo e polizia, anche robotica. (MYmovies.it)
Ora è stato diffuso il trailer di 2073, il prossimo lavoro del regista che sarà presentato in anteprima a Venezia questa settimana. Nel suo nuovo titolo Kapadia ci offre un ibrido tra fiction e non-fiction, affrontando la direzione orwelliana verso cui si sta dirigendo la nostra società. (Movieplayer)