Caso Sala, Mantovano sentito per due ore e mezza al Copasir
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Si è conclusa dopo due ore e mezza l'audizione al Copasir dell'Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica Alfredo Mantovano, convocata per aggiornare l'organismo parlamentare sul caso Cecilia Sala, la giornalista detenuta in Iran dallo scorso 19 dicembre. Probabile che il sottosegretario abbia risposto anche alle domande dei componenti del Comitato sulle improvvise dimissioni del direttore del Dis, Elisabetta Belloni, trapelate questa mattina. (Tiscali Notizie)
La notizia riportata su altre testate
Chi pensa che la detenzione di Cecilia Sala – e sono in molti purtroppo – sia da ricondurre alla sua superficialità, si sbaglia. Sono solo alcuni dei commenti che circolano sul web in merito a Cecilia Sala, la giornalista arrestata a Teheran lo scorso 19 dicembre e da allora detenuta nella prigione di Evin, in condizioni impietose. (Luce)
La giornalista di origine salernitana, autrice di decine di reportage nel continente africano - raccolti recentemente nel libro «Africa» - sulle pagine del sito Articolo 21 ha dedicato una lettera toccante ma concreta a Cecilia Sala, proprio mentre si fanno sempre più intense le azioni diplomatiche per liberarla. (Corriere Roma)
«La giornalista italiana è stata arrestata per "violazione delle leggi della Repubblica Islamica (dell'Iran)", come ha affermato in un comunicato il dipartimento dei media esteri del ministero della Cultura e dell'Orientamento Islamico», ha aggiunto Baghaei. (ilmattino.it)
Il caso della giornalista Cecillia Sala, arrestata il 19 dicembre a Teheran, è oggetto di un'inchiesta: lo ha reso noto oggi il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei. (LaC news24)
Il caso si consuma al margine di un conflitto internazionale tra gli Stati Uniti e il nostro paese che impone una soluzione politica», dice amareggiato Amir, uno dei rari giornalisti iraniani che stanno seguendo il caso di Cecilia Sala in Iran. (il manifesto)
Esiste una sola strada praticabile per liberarla prima che resti segnata per sempre nel corpo e nella mente: pagare il riscatto che propongono i suoi sequestratori, rimandando a casa per i festeggiamenti con i suoi cari lo svizzero-iraniano Abedini, presunto (non è ancora stato condannato neppure in primo grado) fabbricatore e commerciante di droni del suo Paese. (il Giornale)