Milano, corteo per la Palestina tra partecipazione e tensioni: la scritta "Spara a Giorgia" finisce nel mirino





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Una marea umana ha invaso ieri le strade di Milano, trasformando il centro in un palcoscenico di protesta contro la guerra a Gaza. Il corteo, partito nel primo pomeriggio dalla stazione Centrale, ha visto una partecipazione cresciuta a vista d’occhio: se all’inizio si stimavano almeno diecimila persone, il numero è raddoppiato lungo via Farini, dove la folla si è dispersa solo dopo l’intervento di reparti della Celere e dei carabinieri.
Tra bandiere palestinesi e kefiah, il corteo – che ormai da settimane riempie il sabato milanese – ha ribadito le sue parole d’ordine: "Stop al genocidio", "Palestina libera". Ma a emergere, oltre alla dimensione pacifica della manifestazione, sono stati anche momenti di tensione. Vetrine di banche – tra cui filiali di Banca Desio e Bpm – sono state danneggiate e imbrattate, mentre su alcune pareti è comparsa la scritta "Spara a Giorgia", diventata immediatamente un caso politico.
Le forze dell’ordine, che hanno monitorato l’evento fin dall’inizio, sono intervenute in più punti per disperdere gruppi di manifestanti, portando sette persone in questura. L’episodio più discusso resta però quello dello slogan contro la premier, che ha catalizzato l’attenzione mediatica, rischiando di oscurare le ragioni stesse della protesta.
Intanto, la città – distratta dal Fuorisalone e dalla Design Week – si è trovata divisa tra chi vedeva nel corteo un’espressione legittima di solidarietà e chi, invece, ha denunciato gli eccessi. Senza contare che la diaspora finale del corteo, frammentato dagli interventi delle forze dell’ordine, ha lasciato strascichi di polemiche sull’effettiva gestione dell’ordine pubblico.