Georgescu fuori dalle elezioni: la Corte Costituzionale rumena chiude la partita

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Calin Georgescu, leader populista di estrema destra, non potrà partecipare alle elezioni presidenziali in Romania previste per il 4 maggio. La Corte Costituzionale di Bucarest ha respinto ieri il suo ultimo ricorso, confermando così l’esclusione decisa dalla commissione elettorale, che aveva sollevato irregolarità nella documentazione presentata e fatto riferimento alle indagini penali in corso a suo carico. Tra le accuse, quelle di attacco all’ordine costituzionale e di creazione di un’organizzazione fascista e razzista. Una decisione che chiude definitivamente la battaglia legale del politico nazionalista, il quale, dopo essere arrivato in testa al primo turno delle presidenziali a dicembre, si è visto annullare l’intero processo dalla stessa Alta corte.
La notizia, che ha scatenato reazioni contrastanti, ha trovato un sostenitore d’eccezione in Italia: Matteo Salvini, vicepremier leghista, ha definito l’esclusione di Georgescu un “Euro golpe”, parlando di un “precedente grave”. Il leader filorusso, noto per le sue posizioni anti-europeiste e vicine a Mosca, aveva già fatto discutere per il suo approccio controverso alla politica interna e internazionale. Salvini, tra i primi a commentare il verdetto, ha sottolineato come la decisione della Corte Costituzionale rumena rischi di alimentare tensioni già evidenti nel Paese.
Proprio queste tensioni si erano manifestate in modo plateale nei giorni scorsi, quando l’esclusione di Georgescu aveva portato in piazza migliaia di sostenitori. Davanti al palazzo del Parlamento, sede della Corte, una folla di manifestanti, sorvegliata da un imponente dispiegamento di forze di sicurezza, aveva accolto la sentenza con fischi e grida di protesta. “Non ci arrenderemo”, “Non torneremo a casa” e “Ladri” sono stati alcuni degli slogan urlati dai presenti, che hanno trasformato la piazza in un teatro di scontro simbolico tra il leader populista e le istituzioni.
La vicenda, che ha attraversato mesi di polemiche e scontri legali, si inserisce in un contesto politico già fragile, segnato da divisioni profonde e da un clima di sfiducia verso le istituzioni. Georgescu, ingegnere di formazione e figura carismatica per una parte dell’elettorato, aveva saputo capitalizzare il malcontento popolare, presentandosi come l’alternativa radicale a un sistema giudicato corrotto e distante dai cittadini. La sua esclusione, però, ha messo fine a questa parabola, lasciando l’estrema destra rumena alla ricerca di un nuovo candidato in grado di raccogliere il testimone.