Elon Musk e la chiusura di Usaid: un cambio radicale negli aiuti umanitari




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L’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (Usaid), istituita nel 1961 da John F. Kennedy con l’obiettivo di coordinare gli aiuti civili e i programmi di assistenza umanitaria nel mondo, è oggi al centro di un acceso dibattito. La decisione dell’amministrazione Trump, sostenuta da Elon Musk, di smantellare l’agenzia rappresenta una svolta epocale nella politica estera americana, con ripercussioni che si estendono ben oltre i confini nazionali. Attualmente sotto commissariamento, l’Usaid è guidata ad interim dal segretario di Stato Marco Rubio, che ne ha assunto la direzione con l’intento di integrarla nel Dipartimento di Stato, riducendone l’autonomia e, di fatto, avviandone il progressivo smantellamento.
Fondata in piena Guerra Fredda per contrastare l’influenza sovietica nei paesi in via di sviluppo, l’Usaid è diventata nel corso dei decenni la più grande organizzazione al mondo nel campo degli aiuti umanitari. Con un budget che rappresenta meno dell’1% del bilancio federale, l’agenzia ha sostenuto programmi di sviluppo economico, sanitario e educativo in oltre 100 paesi, diventando un pilastro della diplomazia americana. Tuttavia, secondo Donald Trump e Elon Musk, l’Usaid sarebbe oggi un’entità inefficiente, gestita da «pazzi estremisti di sinistra radicali», come ha dichiarato lo stesso Trump, e per questo destinata a essere ridimensionata o chiusa.
La mossa, inserita in un più ampio piano di riduzione dei costi governativi, ha già iniziato a mostrare i suoi effetti. Uno dei settori più colpiti è quello della lotta all’Hiv/Aids, dove i programmi finanziati dall’Usaid hanno storicamente svolto un ruolo cruciale. Nonostante l’amministrazione abbia garantito che le attività "salvavita" sarebbero state esentate dal blocco degli aiuti, dipendenti dell’agenzia e rappresentanti di organizzazioni non profit hanno denunciato gravi difficoltà operative. Molti progetti, essenziali per contrastare l’epidemia globale di Hiv/Aids, sono stati sospesi o ridotti, lasciando milioni di persone senza accesso a cure e prevenzione.
La chiusura dell’Usaid, però, non riguarda solo la salute globale. L’agenzia ha infatti sostenuto iniziative per la sicurezza alimentare, l’istruzione e lo sviluppo economico, contribuendo a stabilizzare regioni fragili e a contrastare fenomeni come la migrazione forzata e il terrorismo. La sua integrazione nel Dipartimento di Stato, secondo i critici, rischia di politicizzare ulteriormente gli aiuti umanitari, sottraendo risorse a programmi di lungo periodo per concentrarsi su obiettivi più immediati e strategici.
Elon Musk, nominato alla guida del Dipartimento per l’efficienza del governo, ha giustificato la decisione come un passo necessario per ottimizzare la spesa pubblica. Tuttavia, molti osservatori temono che la chiusura dell’Usaid possa minare la credibilità internazionale degli Stati Uniti, riducendo la loro capacità di influenzare positivamente le dinamiche globali. In un momento in cui crisi umanitarie come quelle in Yemen, Siria e Afghanistan richiedono risposte coordinate e tempestive, l’assenza di un’agenzia dedicata agli aiuti rischia di lasciare un vuoto difficile da colmare.