Ricerca, "ascoltare" il tumore per diagnosticarlo e curarlo

askanews SALUTE

(askanews) – Sfruttare l’effetto fotoacustico, che permette di trasformare l’energia luminosa in onde sonore, per identificare e colpire selettivamente le cellule tumorali.

Ma il fullerene potrebbe fare di più: potrebbe per esempio essere impiegato anche per la cosiddetta fototerapia del cancro, tramite la creazione di piattaforme fototeranostiche.

È la soluzione proposta da un gruppo di ricerca guidato da studiosi dell’Università di Bologna (askanews)

La notizia riportata su altri media

“Il prossimo passo – aggiunge Calvaresi – sarà. riuscire a introdurre le molecole di fullerene in maniera. Lo studio apre “alla possibilità di un impiego. dell’effetto fotoacustico nella diagnostica medica che permetta. (Corriere Quotidiano)

Deve precisarsi come gli studi immunoistochimici condotti dai sottoscritti abbiano consentito di addivenire alla natura polmonare della neoplasia, ma non può ritenersi omessa la diagnosi di tumore polmonare primitivo o metastatico, vista la non chiara riconducibilità dello stesso ai noduli reperiti alle TAC nel lobo polmonare superiore destro. (Responsabile Civile)

“Questo studio apre quindi alla possibilità di un impiego dell’effetto fotoacustico nella diagnostica medica che permetta di rilevare singole cellule tumorali attraverso nuovi mezzi di contrasto”. Ma il fullerene potrebbe fare di più: potrebbe per esempio essere impiegato anche per la cosiddetta fototerapia del cancro, tramite la creazione di piattaforme fototeranostiche. (Bologna 2000)

Lo studio apre "alla possibilità di un impiego dell'effetto fotoacustico nella diagnostica medica che permetta di rilevare singole cellule tumorali attraverso nuovi mezzi di contrasto". "Il prossimo passo - aggiunge Calvaresi - sarà riuscire a introdurre le molecole di fullerene in maniera selettiva solo all'interno delle cellule tumorali". (Giornale di Sicilia)

“Questo studio apre quindi alla possibilità di un impiego dell'effetto fotoacustico nella diagnostica medica che permetta di rilevare singole cellule tumorali attraverso nuovi mezzi di contrasto”. "L’idea a cui stiamo lavorando è l'utilizzo di vettori virali capaci di 'infettare' selettivamente solo le cellule tumorali (BolognaToday)

L'incidenza di eventi avversi di ogni grado è stata simile tra il braccio di studio con bemarituzumab più chemioterapia e quello con sola chemioterapia (rispettivamente 100% versus 98,7%). (PharmaStar)