Elezioni in Groenlandia: il vento del nazionalismo e l'ombra di Trump





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La Groenlandia, vasto territorio autonomo danese ricoperto per l’80% da ghiacci, si è trovata al centro di un’elezione che ha ribaltato gli equilibri politici interni e attirato l’attenzione internazionale. A vincere, con il 29,9% dei voti, è stato il partito centrista liberale dei Demokraatit (Democratici), fino a ieri all’opposizione, mentre il partito nazionalista Naleraq, favorevole a una rapida indipendenza dalla Danimarca, ha registrato una forte ascesa, raggiungendo il 23% dei consensi. Un risultato che segna una netta sconfitta per il governo uscente e che riflette un crescente sentimento nazionalista, alimentato anche dalle pressioni esterne e dalle ambizioni globali sulla regione artica.
La Groenlandia, con la sua estensione quattro volte superiore a quella della Francia, è diventata un punto strategico nel contesto geopolitico mondiale. Non solo per le sue immense risorse minerarie, tra cui terre rare e uranio, ma soprattutto per la sua posizione geografica, che la rende un avamposto cruciale per il controllo delle rotte artiche e delle attività militari. È proprio questa rilevanza a spiegare l’interesse di potenze come Stati Uniti, Cina e Russia, che vedono nell’isola un tassello fondamentale nel gioco delle influenze globali.
L’ombra di Donald Trump, che nel 2019 aveva espresso l’intenzione di acquistare la Groenlandia – proposta respinta con fermezza dalla Danimarca – sembra aver contribuito a infiammare il dibattito interno. Le sue dichiarazioni, spesso caratterizzate da toni minacciosi, hanno riacceso il tema dell’indipendenza, spingendo molti groenlandesi a riflettere sul futuro del loro territorio. Se i Demokraatit, pur favorevoli a una graduale autonomia dalla Danimarca, rappresentano una linea più moderata, il successo di Naleraq dimostra che una fetta significativa della popolazione guarda con sempre maggiore convinzione verso una piena sovranità.
Il voto, che ha visto una forte affluenza, è stato anche un chiaro segnale di protesta contro il governo uscente, accusato di non aver saputo gestire con efficacia le sfide economiche e sociali del Paese. La Groenlandia, nonostante le sue ricchezze naturali, deve fare i conti con una popolazione di appena 56.000 abitanti, dispersa in insediamenti remoti e spesso isolati. Le schede elettorali, trasportate verso la capitale Nuuk con mezzi di fortuna – barche, aerei ed elicotteri – impiegheranno settimane per essere conteggiate, rendendo il risultato definitivo ancora incerto.
Intanto, la vittoria dei Demokraatit e l’ascesa dei nazionalisti di Naleraq pongono la Danimarca di fronte a un dilemma non semplice da risolvere. Copenaghen, che gestisce ancora la politica estera e di difesa della Groenlandia, dovrà confrontarsi con un Parlamento sempre più orientato verso l’indipendenza, in un contesto internazionale che vede l’isola come un premio ambito dalle grandi potenze.