Julianne Moore, Thom Yorke, Kevin Bacon, Rosario Dawson: tutti contro l’intelligenza artificiale
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Una lunghissima lista di nomi eccellenti del mondo del cinema, della musica, della letteratura, ha firmato una lettera in cui avvertono le società di intelligenza artificiale che l’uso senza licenza del loro lavoro è una “grave e ingiusta minaccia” per il sostentamento degli artisti. Tra i 10.500 firmatari spiccano nomi come Julianne Moore, Björn Ulvaeus degli Abba, il cantante dei Radiohead Thom Yorke, lo scrittore giapponese Kazuo Ishiguro, la scrittrice statunitense Ann Patchett, musicisti tra cui Robert Smith dei Cure e il compositore Max Richter e attori tra cui Kevin Bacon, Rosario Dawson e il premio Oscar F. (la Repubblica)
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Si annuncia lo scontro degli scontri, perché la questione sollevata da 6.500 autori – fra loro due premi Oscar, un Nobel per la letteratura, musicisti famosi in tutto il mondo – riguarda il diritto d’autore, in tutti i suoi risvolti. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
La notizia che la Penguin abbia annunciato l’inserimento, nella pagina del copyright di tutti i suoi libri, una clausola che espressamente vieta l’utilizzo dei loro testi per l’addestramento delle Ia è una delle notizie più importanti degli ultimi decenni, se ancora il pensiero e la scrittura hanno importanza, cosa della quale dubito già da un po’. (MOW)
C'è un nuovo capitolo nella saga dello scontro tra le società di Intelligenza artificiale e il mondo della cultura. Sono già 13mila e 500 i firmatari della «Dichiarazione sull'addestramento dell'AI», che considera violazione del copyright l'uso senza autorizzazione di testi, opere d'arte e musiche da parte di società come Open AI, Meta, Stability AI. (Corriere della Sera)
È il senso della dichiarazione-appello firmata da oltre 10.500 persone, in gran parte musicisti, scrittori, attori, artisti, fotografi e altro ancora, attori e compositori vincitori di Oscar e musicisti multiplatino. (Il Fatto Quotidiano)
Cinema In questi ultimi tempi non si fa altro che parlare (e scrivere) di Chat GPT, il chatbot sviluppato dalla società di ricerca sull'intelligenza artificiale OpenAI che rischia di cambiare per sempre il nostro rapporto con la tecnologia. (Sky Tg24 )
"L'uso non autorizzato di opere creative per la formazione dell'intelligenza artificiale generativa è una grande quanto ingiusta minaccia per i mezzi di sussistenza delle persone dietro quelle opere e non deve essere consentito”. (WIRED Italia)