Tesla e i crediti verdi, un paradosso europeo

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ECONOMIA

Un miliardo di euro. È questa la cifra che Tesla potrebbe incassare quest’anno grazie al pooling, il sistema che permette ai costruttori europei di acquistare crediti verdi dal "Divino Elon". Stellantis, Toyota e altri grandi nomi dell'industria automobilistica si mettono in fila per staccare l’assegno, alimentando un paradosso che arricchisce i concorrenti americani e affossa l’industria europea.

Solo Tesla, infatti, può salvare Stellantis dalle multe per le emissioni, ma come? Le normative europee sulle emissioni di CO2 si fanno sempre più stringenti e stanno mettendo sotto pressione le case automobilistiche. L’obiettivo è quello di ridurre le emissioni medie delle flotte di veicoli nuovi venduti nel continente, portandole a 93,6 grammi di CO2 per chilometro entro il 2025. Per rispettare queste regole e ridurre il rischio di sanzioni, molte aziende del settore stanno cercando soluzioni innovative.

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha definito una "follia" che le case automobilistiche europee comprino crediti CO2 da produttori esteri, finanziandoli. Nei giorni scorsi è emerso che, per evitare le sanzioni UE sui livelli di emissioni, Stellantis, Toyota, Ford, Mazda e Subaru hanno già stretto accordi con Tesla per creare un pool comune. Secondo quanto riporta la stampa del Vecchio Continente, i colossi dell’industria automobilistica hanno intenzione di mettere in comune le emissioni di CO2, allo scopo di evitare le colossali multe inflitte dall’Unione europea, sborsando cifre piuttosto rilevanti a favore delle aziende che producono auto elettriche in cambio dei cosiddetti crediti verdi.

La situazione dell’automotive europea, massacrata dai burocrati della religione green, sembra essere giunta alle comiche finali, sebbene siano veramente in pochi a ridere.