Un colpo alla nuca in diretta. Bruciò il Corano, giustiziato

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il Giornale ESTERI

«Ho scelto di vivere in Svezia perché è la patria del cuore e del pensiero libero. È una nazione che riconosce la libertà degli individui di criticare e mettere in discussione le religioni». Confidava queste parole, non più tardi di un mese fa al quotidiano Dagens Nyheter di Stoccolma, Salwam Momika, il 38enne di origini irachene diventato famoso nel 2023 per aver bruciato pubblicamente in quattro occasioni le pagine del Corano, e trovato morto mercoledì sera nella sua abitazione con almeno un foro di proiettile alla nuca. (il Giornale)

Su altre testate

L'iracheno Salwan Momika, mercoledì sera, stava parlando via social del processo che l'attendeva l'indomani, ma altri avevano già deciso la sentenza e caricato le armi. Momika, in Svezia, si rivolgeva ai suoi 164mila follower, mentre Netflix, quella stessa sera, mandava in streaming una serie tv (svedese) che raccontava l'omicidio di un musulmano perbene da parte di un occidentale per male. (il Giornale)

«Temo di essere il prossimo», dice il suo compagno e complice Salwan Najem che oggi avrebbe dovuto essere in tribunale, insieme all’uomo ucciso, per la sentenza nel processo per incitamento all’odio razziale. (Gazzetta del Sud)

Salwan Momika è morto durante una diretta TikTok, raggiunto da diversi colpi di pistola e probabilmente dalla rabbia di chi voleva mettere a tacere una volta per tutte l’uomo che da anni conduceva una personale crociata anti-Islam. (La Stampa)

I nemici di Momika. Stoccolma accusa "potenze straniere"

Dal 1999 vive in Svezia, dove ora è professore all’Università di Lund e criminologo molto presente sui media locali. Lo abbiamo intervistato per capire se sia possibile u… (la Repubblica)

Era nato in Iraq, si era rifugiato in Svezia e sognava l’America. (la Repubblica)

Un anno e mezzo fa la Svezia era stata oggetto di rabbiose manifestazioni in numerosi Paesi islamici, e la Turchia aveva perfino messo in dubbio la sua disponibilità a dare parere favorevole per l'ingresso di Stoccolma nella Nato. (il Giornale)