Sanità in crisi ma il medico di famiglia resta centrale. Il Rapporto Fnomceo-Censis

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Oltre il 72% degli italiani ha verificato un peggioramento del Servizio sanitario nazionale nel tempo. È quanto emerge dal III Rapporto Fnomceo-Censis, che verrà presentato ufficialmente il 12 marzo a Foggia in occasione della Giornata contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari. Tuttavia, nonostante la crisi della sanità pubblica, il medico di medicina generale resta un punto di riferimento fondamentale: il 71,8% degli italiani dichiara che non rinuncerebbe mai al proprio medico di famiglia di fiducia e il 76% ritiene essenziale averlo vicino casa. (Doctor33 )
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Il 64% delle vittime sono uomini, il 36% donne. Il 60% delle violenze ha riguardato infermieri, il 15% medici, il 12% operatori sociosanitari e il 3% altro personale non sanitario. (HealthDesk)
I dati anticipati dalla Federazione degli Ordini dei Medici (Fnomceo), in vista della presentazione del terzo rapporto Fnomceo-Censis, evidenziano criticità come la carenza di personale e l’aumento degli accessi ai pronto soccorso, cresciuti del 23% tra il 2003 e il 2023. (Sardegna Live)
Sono i dati che emergono dal III Rapporto FNOMCeO-Censis sullo stato della sanità pubblica. Ma al di là delle impressioni, ci sono dei dati concreti che mostrano le crescenti criticità del sistema salute, come l'aumento delle aggressioni ai camici bianchi e il crollo del numero dei medici di medicina generale. (QuiFinanza)

Nel pieno della crisi del Servizio Sanitario Nazionale e con un rapporto medico-paziente sempre più fragile, il medico di famiglia si conferma un punto di riferimento imprescindibile per gli italiani. (Sicilia Medica)
Nonostante le difficoltà che il sistema sanitario sta affrontando, come, per esempio la carenza di personale, il rapporto tra medico e paziente rimane comunque una componente fondamentale, con il medico di medicina generale (MMG) che appunto continua a rappresentare un punto di riferimento essenziale per la salute degli italiani. (Fanpage.it)
Spesso le attese diventano lunghissime anche per chi ha patologie che richiederebbero il ricovero. “Sono qui da 12 ore ancora non so quando mi chiameranno”, racconta un’anziana signora in attesa nella sala d’aspetto di un pronto soccorso della capitale. (la Repubblica)