L'appello di Confcommercio Veneto: «Non ce la facciamo più, fateci riaprire: siamo stremati»

L'Arena INTERNO

«Abbiamo dato fondo ai risparmi per mantenere intatto il nostro buon nome», conclude l’appello, «ora siamo stremati e la prospettiva di fallire ci terrorizza»

Ma anche che «è dall’inizio della pandemia che si lotta per la sopravvivenza delle aziende e delle famiglie».

«Non ce la facciamo più» scrivono elencando in otto punti il grave stato di disagio economico delle micro imprese della regione.

Sottolineando, tra l’altro, di aver «accettato provvedimenti non sempre ben argomentati e spesso a "scatola chiusa"». (L'Arena)

Ne parlano anche altre testate

Quanto ai trasporti, secondo Confcommercio “occorre sostenere tutto il sistema dell’accessibilità non limitandosi al solo trasporto pubblico locale”. Purtroppo tutto questo col decreto sostegni non potrà avvenire” (Il Fatto Quotidiano)

Sentiamo però la responsabilità di dare un segnale forte e pubblico davanti all’ultimo decreto del Governo che rinvia nuovamente la riapertura dei ristoranti e dei bar ad eventuali decisioni del Consiglio dei Ministri. (ForlìToday)

Non devono esserci né dubbi né incertezze: bisogna adottarlo subito e crederci con convinzione, anche perché sarà varato a breve dall'Europa. Contestualmente auspichiamo che possa essere creata una banca dati degli immunizzati attraverso uno screening degli anticorpi neutralizzanti nei vaccinati e nei guariti» (ilGiornale.it)

Nei giorni scorsi si è riunito il “direttivo” dei Giovani Imprenditori Confcommercio della Provincia di Asti per analizzare i riflessi che la pandemia Covid 19 ha avuto e continua , purtroppo, ad avere nei confronti della piccola e media impresa, ma anche per discutere di progetti e di iniziative future di concerto con quelle a cui sta lavorando la Confcommercio, primi fra questi quello riguardante i “Distretti del Commercio”. (ATNews)

Il Mezzogiorno sempre più distante da resto del Paese e dall'Europa: dal 1995 ad oggi si riduce il suo peso sul Pil nazionale. Tra le cause, vi sarebbero deficit strutturali, spopolamento giovanile e turismo sottoutilizzato. (La Stampa)

Le differenze invece nel frattempo aumentano, almeno a partire dalla crisi del 2008: il rapporto tra prodotto pro capite reale di un abitante del Sud rispetto a quello di un abitante del Nord-ovest scende da 0,55 (55%) a 0,52. (Giornale di Sicilia)