Trump gioca ancora a risiko. Il resto del mondo in difesa
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A parlare di voglia di annettere territori, riprendersi Paesi e attaccare, economicamente o militarmente, stati sovrani per farli propri, non è un ragazzino esaltato da un gioco da tavola di strategia militare. A farlo è il presidente eletto degli Stati Uniti d'America pochi giorni prima del suo insediamento ufficiale alla Casa Bianca. Apparentemente senza nessuna ironia. E allora ecco che il problema si fa serio e diventa globale. (il Giornale)
Su altri giornali
Il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump ha detto e ripetuto che la Groenlandia starebbe benissimo come parte degli Stati Uniti, e martedì 7 gennaio è il figlio Donald Trump Junior a sbarcare a Nuuk, capitale del territorio autonomo danese. (il Dolomiti)
Da 500 anni, i vessilli presentano tre corone, simbolo dell'Unione di Kalmar tra Danimarca, Norvegia e Svezia, guidata dalla Danimarca tra il 1397 e il 1523. Come? Cambiando lo stemma reale. (La Stampa)
Il Risiko di Donald Trump. (Giornale di Sicilia)
Il presidente eletto Donald Trump non ha escluso di usare l'esercito per il controllo della Groenlandia e del canale di Panama. Mentre su Hamas dice: “Se non si liberano ostaggi scoppierà l'inferno”. Alla domanda diretta durante la conferenza stampa a Mar-a-lago, se avrebbe escluso di usare la "coercizione militare o economica" per portare a termine il suo obiettivo verso Groelandia e Panama Trump ha risposto "no", aggiungendo: "Non posso assicurarti su nessuna di queste due cose, ma posso dire questo, ne abbiamo bisogno per la sicurezza economica". (Italia Oggi)
La soap spagnola “La Promessa” continua a intrattenere il pubblico con una trama ricca di colpi di scena e dinamiche emozionanti tra i suoi personaggi. La storia, ambientata nel 1913 a Cordova, segue la protagonista Jana mentre cerca di scoprire la verità sul rapimento di suo fratello e vendicare la madre. (SofiaOggi.com)
Le parole di Donald Trump da Mar-a-Lago e i messaggi di Elon Musk su X descrivono l’inizio di un’onda di iniziative, strategiche e mediatiche, che accompagnerà l’insediamento della nuova amministrazione Usa e con cui tutti, alleati e avversari di Washington, dovranno assai presto fare i conti. (la Repubblica)