Processo Trattativa, depositate motivazioni: “in primo grado commesso errore di sintassi giuridica”

Grandangolo Agrigento INTERNO

I giudici ricordano anche le “doglianze che Borsellino aveva personalmente raccolto nei suoi contatti con i carabinieri del Ros”.

Lo scrive la Corte d’assise d’appello di Palermo nelle motivazioni della sentenza d’appello del processo alla presunta trattativa Stato-mafia.

Le motivazioni sono state depositate in cancelleria ieri nel tardo pomeriggio.

Un superiore interesse spingeva ad essere alleati del proprio nemico per contrastare un nemico ancora più pericoloso”

Trattativa a metà fra quella politica e di polizia. (Grandangolo Agrigento)

Su altri media

I giudici d'Appello confermano dunque l'esistenza di una trattativa definita "improvvida iniziativa". E' quanto scrivono i giudici della Corte di assise di appello. (La Stampa)

A scriverlo, nelle motivazioni della sentenza d’appello è il Presidente della Corte d’assise Angelo Pellino che non risparmia le critiche al collega di primo grado. In appello i tre ufficiali sono stati tutti assolti, così come l’ex senatore Marcello Dell’Utri, tutti accusati di minaccia a corpo politico dello Stato. (Secolo d'Italia)

Per i giudici i carabinieri avrebbero voluto “favorire la latitanza di Provenzano in modo soft”. Per i giudici non c’è la prova certa dell'”ultimo miglio” ovvero che abbia comunicato all’allora premier Silvio Berlusconi la minaccia mafiosa. (Il Fatto Quotidiano)

- prosegue la corte - Né Mori e i suoi potevano essere certi dell’esistenza all’interno dell’abitazione di tracce utili alle indagini o addirittura di documento compromettenti. “E’ assai più probabile, incrociando le varie fonti di datazione degli avvenimenti in oggetto, che Riina sia stato edotto dell’iniziativa dei carabinieri del R. (Giornale di Sicilia)

La corte d'assise d'appello di Palermo ha depositato le motivazioni della sentenza con la quale il 23 settembre scorso ha definito il processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. La sentenza d'appello del processo sulla trattativa Stato-mafia capovolge completamente il verdetto di primo grado dell'aprile 2018. (MeridioNews - Edizione Sicilia)

Per i giudici non c’è la prova certa dell'”ultimo miglio” ovvero che abbia comunicato all’allora premier Silvio Berlusconi la minaccia mafiosa. Ma per “fini solidaristici” ovvero “la salvaguardia dell’incolumità della collettività nazionale e di tutela di un interesse generale – e fondamentale – dello Stato“. (Il Fatto Quotidiano)