In Sudan la guerra infinita, mentre la fame divora un paese dimenticato





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Sono passati esattamente due anni da quando, il 15 aprile 2023, il Sudan è precipitato nel caos di un conflitto che ha ridotto il paese a un campo di battaglia tra due fazioni rivali: da una parte il generale Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan, a capo delle forze armate regolari, dall’altra Mohamed Hamdan Dagalo, leader dei paramilitari delle Rapid Support Forces (Rsf). Quello che era iniziato come uno scontro di potere si è trasformato in una guerra civile senza esclusione di colpi, lasciando la popolazione allo stremo e il territorio diviso in due.
Secondo il World Food Programme (WFP), il Sudan sta affrontando "la più grave crisi alimentare al mondo", con quasi metà degli abitanti in condizioni di insicurezza alimentare acuta. "La carestia ha già colpito diverse aree del Darfur e continua a espandersi", ha dichiarato Sean Hughes, coordinatore regionale delle emergenze del WFP, sottolineando come la situazione sia destinata a peggiorare senza un intervento immediato. Le conseguenze si ripercuotono anche oltre i confini, minacciando di destabilizzare paesi già fragili come il Sud Sudan e il Ciad, dove i rifugiati sudanesi stanno mettendo a dura prova i sistemi di accoglienza.
Proprio oggi, mentre si celebra – se così si può dire – il secondo anniversario del conflitto, a Londra si è tenuta una conferenza internazionale per discutere una possibile via d’uscita. L’incontro, che ha riunito rappresentanti di 55 paesi, ha portato all’annuncio di nuovi aiuti: la Germania ha stanziato 125 milioni di euro per cibo, medicine e sostegno ai paesi vicini, mentre la Commissione Europea ha promesso 522 milioni. "La capacità di accoglienza degli stati confinanti sta raggiungendo il limite", ha avvertito la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, evidenziando il rischio di un effetto domino nella regione.
Eppure, nonostante i numeri drammatici e le allarmanti proiezioni, la crisi sudanese sembra scivolare nell’indifferenza globale, oscurata da altre emergenze come quella di Gaza. Definita "brutale, disastrosa, catastrofica" dalle organizzazioni umanitarie, questa guerra ha causato sofferenze indicibili, con migliaia di vittime civili e intere città ridotte in macerie. Le Ong italiane, tra le poche ancora operative sul territorio, continuano a lavorare in condizioni estreme, distribuendo aiuti e cercando di mantenere viva l’attenzione su una tragedia che il resto del mondo sembra aver rimosso.