Inchiesta contro il network di hacker, tra gli indagati anche Barletta
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Nell'ambito dell'inchiesta milanese contro il network di hacker che avrebbe avuto accesso a numerose banche dati istituzionali, emerge il nome di Pierfrancesco Barletta, ex membro del consiglio di amministrazione di Leonardo e attuale vice presidente di Sea. Barletta, carrarese d'adozione, è accusato di concorso in accesso abusivo a sistema informatico. L'inchiesta ha rivelato un sistema complesso e articolato, con archivi custoditi in garage, cellulari criptati e server situati in Lituania, che permettevano agli hacker di Equalize di accedere a conti bancari, operazioni finanziarie e carte di credito di cittadini italiani.
Gli hacker, infatti, avevano bucato anche Serpico, il database delle operazioni finanziarie e delle carte di credito, potendo così accedere a informazioni dettagliate su Imu, Tari e Irpef, nonché al Cassetto fiscale di ogni cittadino. L'organizzazione, guidata da Nunzio Samuele Calamucci, aveva scelto server in Lituania e domini in Arizona per complicare le verifiche da parte dell'autorità giudiziaria italiana. Calamucci, in una conversazione con Enrico Pazzali, presidente della Fondazione Fiera di Milano e socio di maggioranza di Equalize, ha spiegato che la scelta dei server esteri era motivata dalla volontà di evitare controlli da parte della Guardia di Finanza.
L'inchiesta ha coinvolto anche Carmine Gallo, un superpoliziotto che custodiva un cellulare criptato nella sua scrivania, e Luca Cavicchi, un investigatore ferrarese accusato di essersi impossessato di informazioni sensibili con l'aiuto di pubblici ufficiali compiacenti. Cavicchi deve rispondere a una quindicina di contestazioni nell'ambito della maxi inchiesta sui dati rubati, che conta cinquanta iscritti. L'associazione a delinquere, sebbene non contestata a Cavicchi, aveva lo scopo di procurarsi dati rilevanti, sensibili e segreti, anche di personaggi di spicco del panorama nazionale, per creare un mercato illecito di informazioni.
L'inchiesta, ancora in corso, ha portato alla luce un sistema sofisticato e ben organizzato, che ha messo in evidenza le vulnerabilità delle banche dati istituzionali italiane e la necessità di rafforzare le misure di sicurezza per proteggere le informazioni sensibili dei cittadini.