I cinesi scatenano la guerra culturale, ma contro i brand europei - LaConceria

Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo
La conceria.it ESTERI

In risposta alla trade war statunitense i cinesi hanno scatenato su TikTok una campagna di guerrilla marketing dalle proporzioni che nessuno si aspettava. Mettendo nel bersaglio, però, la filiera della moda tout court: i “Chinese manufacturers” (come da hashtag) non picchiano solo sulla controparte USA, ma soprattutto contro i brand europei. Che succede? Negli ultimi giorni TikTok è inondata di post, diventati virali e tracimati sugli altri social, in cui sedicenti imprenditori cinesi che affermano di produrre per le griffe più importanti, “svelano i retroscena” sulla supply chain dell’altissima moda. (La conceria.it)

La notizia riportata su altri media

Alcuni modelli, poi, raggiungono cifre spettacolari a cinque zeri. Qual è il vero costo di una Birkin, la famosa borsa di Hermès che prende il nome dall'omonima attrice? Per il prodotto finito, appena uscito dalla fabbrica, ci vorrebbero meno di 1.400 dollari. (Corriere della Sera)

Una strategia di Pechino per aggirare le tariffe di Trump e ribaltare la narrazione sul "Made in China" (Il Fatto Quotidiano)

In risposta ai dazi americani, la Cina sembra voler sfidare l’industria occidentale, promettendo su TikTok di democratizzare l’accesso ai prodotti di lusso e rilanciando il “made in China” come sinonimo di qualità. (Gli Stati Generali)

Tra guerra economica e diplomazia commerciale: il lusso nel mirino della propaganda “Made in China”

TikTok, negli ultimi mesi, è diventato il palcoscenico per una nuova ondata di contenuti virali, ribattezzata “Trade War TikTok". Alcuni video, pubblicati da agenti di sourcing e fabbriche cinesi, mostrano i retroscena della produzione di beni di alta gamma, come borse Birkin, leggings Lululemon, sandali Birkenstock e persino capsule di detersivo. (Everyeye Lifestyle)

Vorrei acquistarla a “soli” 1500 euro, comprandola direttamente dalla fabbrica cinese, da uno dei link che stanno spuntando come funghi e che raccontano i costi reali (secondo i video) di una borsa di Hermes, realizzata con prezzi del 90% inferiori a quelle vendute negli store del marchio di moda oggi più quotato al mondo. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Nella guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, i social media sono un fronte di scontro che giorno dopo giorno si infuoca sempre di più. Una sorta di terreno franco, nella rete globale del web, su cui all’apparenza non sembrano avere peso le tariffe – queste sì «reciproche» – imposte da Washington a Pechino e viceversa. (Open)