Patrizia, Bianca, Cristian morti sul Natisone: ecco la ricostruzione degli ultimi 41 minuti sull'isolotto

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Ecco minuto per minuto la sequenza di errori che ha fatto sì che l'unico mezzo di trasporto che avrebbe potuto evitare la morte dei tre ventenni sia stato attivato con venti minuti di ritardo, arrivando alle 14,13 tre minuti dopo l' annegamento dei tre amici. « È il 31 maggio 2024, sono le ore 13,29-ricostruisce puntualmente il Gazzettino- Il telefono della centrale del 112 suona. Alle 13 e 31 quella chiamata viene trasferita alla sala operativa dei vigili del fuoco di Udine (Vanity Fair Italia)
La notizia riportata su altri media
Leggi tutta la notizia La Procura di Udine ha formalizzato stamani l' accusa di omicidio colposo nei confronti di tre vigili del... (Virgilio)
La Procura di Udine oggi ha depositato l'avviso di conclusione delle indagini relative alla morte di Patrizia Cormos (20 anni), Bianca Doros (23) e Cristian Molnar (25), i tre giovani travolti dalla piena del fiume Natisone lo scorso 31 maggio. (Adnkronos)
La Procura di Udine ha formalizzato la conclusione delle indagini nei confronti di tre vigili del fuoco, fra cui un capoturno, e un operatore della sala emergenze sanitarie Sores per l'annegamento nelle acque in piena del fiume Natisone, a Premariacco, sul Natisone di Patrizia Cormos, Bianca Doros e Christian Molnar. (Corriere della Sera)

Sei minuti. È il tempo in cui Bianca, Patrizia e Cristian potevano essere raggiunti da un elicottero dell’aeronautica militare di stanza a Pasian di Prato, 20 chilometri dal fiume Natisone. Se quell’elicottero, con tanto di verricello, fosse stato chiamato in tempo i tre amici, quasi sicuramente, non sarebbero stati trascinati via e uccisi dalla piena del fiume del maggio scorso. (la Repubblica)
Anche il Nursind che in passato ha difeso casi simili ha una posizione chiara. Al momento nessun commento da parte del Conapo, il sindacato dei Vigili del Fuoco. (Telefriuli)
Le indagini sono chiuse, la tragedia del Natisone dello scorso 31 maggio vira definitivamente sui ritardi nei soccorsi determinati, secondo la Procura di Udine, dagli errori commessi da chi ha gestito il protocollo di emergenza, non da chi è poi intervenuto sul fiume friulano per cercare di salvare i tre ragazzi colti dalla piena, anche gettandosi coraggiosamente nelle acque vorticose. (il Giornale)