Il cimitero di Giarre come deposito di droga: 39 arresti nel blitz contro i clan Cappello-Cintorino





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Un doppio blitz, coordinato tra Guardia di Finanza e carabinieri, ha portato all’arresto di 39 persone tra Catania e Messina, colpite da due ordinanze di custodia cautelare. Trenta di loro sono finiti in carcere, mentre nove sono stati posti agli arresti domiciliari. L’operazione, che ha visto impegnate le forze dell’ordine delle due province, ha preso di mira i clan Cappello-Cintorino e Santapaola-Brunetto, accusati di aver gestito, tra il 2020 e il 2022, un vasto traffico di stupefacenti nell’area ionica del Messinese.
Secondo le indagini, i clan avrebbero utilizzato il cimitero di Giarre, nel Catanese, come deposito per la droga, un dettaglio che aggiunge un ulteriore tassello alla già complessa geografia criminale della zona. Il traffico, che riforniva l’intera area ionica, si avvaleva anche della “mediazione” di figure di rilievo, le cui basi operative erano collocate tra Giardini Naxos e Taormina, località turistiche di primo piano in Sicilia.
L’operazione, denominata Tysandros, ha coinvolto anche la tranche messinese, con 48 indagati tra Messina, Catania e le zone limitrofe. Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Catania e la Dda di Messina, l’area era stabilmente controllata dai clan catanesi dei Cintorino di Calatabiano e dei Brunetto, che avrebbero gestito il traffico di droga e attività estorsive.
Tra i nomi emersi spicca quello di Carmelo Spinella, esponente di spicco del clan Cintorino, legato ai Cappello di Catania. Nonostante si trovasse in carcere, Spinella riusciva a mantenere i contatti con i componenti del clan in libertà, impartendo ordini e coordinando le attività criminali. Un dettaglio che sottolinea la capacità di questi gruppi di operare anche dietro le sbarre.
L’inchiesta ha inoltre portato alla luce il presunto appoggio dei Cappello-Cintorino a una candidata all’Assemblea regionale siciliana nel 2022. La donna, catanese e non eletta, sarebbe stata sostenuta dal clan attraverso il marito, già condannato per associazione mafiosa. Il provvedimento del gip di Catania, Simona Ragazzi, su richiesta del procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dei sostituti Assunta Musella e Alessandro Sorrentino, ha evidenziato come i legami tra politica e criminalità organizzata continuino a rappresentare un nodo cruciale nella lotta alla mafia.