Battaglione Azov, il messaggio in codice: cosa significa il segno "+", ora si capisce tutto

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Il ruolo del Battaglione Azov perché e quando il "presidente sarà costretto a lasciare". La donna racconta di averlo sentito l'ultima volta il 20 maggio: "Erano le undici di mattina.

Battaglione Azov, Prokopenko nella Colonia 52.

C’è un’idea sbagliata del battaglione Azov, frutto della propaganda russa: non sono nazisti, sono nazionalisti".

Battaglione Azov

Lei invece non sarebbe riuscita a dirgli molto: "Gli ho solo detto: 'Ti prego, stai attento'". (Liberoquotidiano.it)

La notizia riportata su altri giornali

E aggiunge che il figlio non è nazista, che “c’è un’idea sbagliata del battaglione Azov, frutto della propaganda russa: non sono nazisti, sono nazionalisti. Fanno parte degli Azov tutte quelle persone che vogliono difendere il nostro Paese che è da anni in pericolo d’invasione”. (Secolo d'Italia)

Comincia così il racconto di Lydia Vasylivna, 66 anni, madre del vicecomandante del battaglione Azov, Svyatoslav Palamar, detto Kalyna, ultimo a lasciare l’acciaieria di Mariupol. «Non sono nazisti». La testimonianza di Lydia Vasylivna si sposta poi sul battaglione Azov e sulla matrice nazista attribuita ai suoi combattenti. (Open)

Prima di rispondere alle nostre domande, Lydia Vasylivna, 66 anni, vuole farci sapere chi è Svyatoslav Palamar detto Kalyna, il suo ragazzo di 39 anni, vicecomandante del battaglione Azov, ultimo a lasciare le acciaierie di Mariupol. (Corriere della Sera)

“Mio figlio è buono, non è un nazista, difende la patria”. A parlare in un’intervista al Corriere della Sera è Lydia Vasylivna, 66 anni, madre del 39enne Svyatoslav Palamar, detto Kalyna, vicecomandante del battaglione Azov che per ultimo ha lasciato le acciaierie di Mariupol. (L'HuffPost)

E poco importa se i ceceni sono stati in passato i grandi nemici della Russia dì. Sono stati gli americani a mettere i nostri popoli l'uno contro l'altro sfruttando il fanatismo di qualche piccolo gruppo wahabita. (ilGiornale.it)

di Francesco Battistini. Il capo dell’Azov portato via con un veicolo blindato speciale perché, dicono i russi, «la gente di Mariupol voleva ucciderlo». Lo chiamano comandante (talvolta camerata) Rapanello, «redis», soprannome che già gli davano gli ultrà della Dynamo quando frequentava l’Olimpico di Kiev (Corriere della Sera)