Da Hertz a Neiman Marcus i big dichiarano bancarotta. Chi saranno i prossimi?

Proiezioni di Borsa ECONOMIA

Anche i department stores accusano gli effetti del coronavirus, tra chiusure di negozi, bancarotte, procedure fallimentari e perdite ingenti.

La Hertz non è di certo la prima società ad essere stata messa in ginocchio dall’emergenza coronavirus.

Da Hertz a Neiman Marcus i big dichiarano bancarotta.

Da Hertz a Neiman Marcus i big dichiarano bancarotta.

Anche il famoso brand di intimo Victoria’s Secret ha annunciato la chiusura di 250 negozi in Usa e Canada (Proiezioni di Borsa)

Ne parlano anche altre testate

(askanews) - Che cos'è il Chapter 11, il capitolo 11, della legge fallimentare statunitense, che in queste ore si sta applicando al colosso statunitense dell'autonoleggio Hertz, dopo essere stato adottato in molti altri casi Oltreoceano? In estrema sintesi nella procedura Usa: a) il debitore mantiene il possesso dei propri beni; b) i creditori non possono aggredire tali beni. (Yahoo Finanza)

Un altro grande colosso dichiara fallimento a causa del Coronavirus. Hertz non è di certo la prima società ad essere stata messa in ginocchio dall’emergenza Coronavirus. L’intera industria delle auto a noleggio è stata devastata dal crollo dei viaggi dopo che è stata dichiarata la pandemia. (Bitecoin)

Le difficoltà della Hertz furono chiare già all’inizio dei lockdown nordamericani con l’annuncio di diecimila licenziamenti. La Hertz ad aprile era già diventata insolvente, non essendo riuscita a pagare un rateo di “lease” ai propri creditori. (Positanonews)

Il coronavirus ha praticamente azzerato la domanda del colosso dell'autonoleggio nato un secolo fa con una flotta di Model T Ford. Se va in crisi anche un colosso come Hertz vuol dire che il settore è veramente sull'orlo del baratro. (L'Unione Sarda.it)

(askanews) - Hertz, il colosso dell'autonoleggio sostenuto dall'imprenditore miliardario americano Carl Icahn, ha presentato istanza di fallimento, entrando a far parte di un gruppo sempre più ampio di note aziende americane costrette a cessare l'attività a causa dell'impatto della pandemia di coronavirus (Tiscali.it)

Nel deposito del 'chapter 11' negli Stati Uniti non sono incluse le attività operative in altre aree, tra cui Europa, Australia e Nuova Zelanda. «Tuttavia - precisa la nota - , permangono incertezze sul ritorno del reddito e sulla completa riapertura del mercato, il che ha reso necessaria l'azione di oggi». (Il Messaggero)