La strategia della carestia per schiacciare i ribelli: Tigray ostaggio della fame

La Stampa ESTERI

Ci sono i banditi che sequestrano una persona ricca e fanno arrivare alla famiglia una immagine del rapito incatenato e smagrito come Cristo prima della crocefissione.

Ma nell’arsenale delle persecuzioni ideate dai mangiapopoli c’è un altro utilizzo ancor più subdolo e criminale: rendere la fame il metodo più efficace, silenzioso e economico per annientare una etnia, un popolo, un gruppo che disturba, si ribella, che deve pagare una pena definitiva e di massa. (La Stampa)

La notizia riportata su altri giornali

Pochi giorni fa Tommaso Santo, responsabile dell’intervento di emergenza nel Tigray, ha raccontato nel corso di un media briefing della devastazione provocata dall’esercito etiope. Il malcontento della leadership del Tigray monta fino a sfociare in un’escalation di violenza che culmina nella guerra. (L'HuffPost)

E non lo dicono i nemici del governo di Addis Abeba (che pure nega l'emergenza: «Il cibo in Tigray non manca») ma 18 agenzie e organismi internazionali dentro e fuori l'Onu. Dei 150 massacri documentati in questi mesi, la maggioranza è imputabile al fronte governativo, con le forze eritree e le milizie di etnia Amara (Corriere della Sera)

La capacità della gente del Tigray di accedere a servizi vitali e che il Wfp possa raggiungerli con l'assistenza alimentare è essenziale per evitare una catastrofe. (Vatican News)

E quella che nel 2018 appariva come una “pacifica” transizione democratica dopo decenni di governi autoritari, si è complicata. Il mondo resta a guardare. Intanto il governo etiope ha rimandato a fine giugno le elezioni legislative, escludendo dal voto la regione del Tigray. (ISPI)

La capacità della gente del Tigray di accedere a servizi vitali e del Wfp di raggiungere queste persone con assistenza alimentare è essenziale per evitare una catastrofe. Senza l'accesso umanitario per aumentare la nostra risposta, si stima che 33 mila bambini gravemente malnutriti nelle aree attualmente inaccessibili del Tigray sono ad alto rischio di morte (La Repubblica)

L’hanno raccontato in un briefing con giornalisti italiani (dove era presente il Corriere) due operatori di Medici Senza Frontiere appena rientrati dopo mesi in missione. Sul terreno, dopo mesi passati in loco a coordinare i progetti Msf tra Axum e Adua, Marco Sandrone dice al Corriere che negli ultimi mesi non ha visto alcun segnale di apertura (Corriere della Sera)