La Commissione "valuterà le mosse contro Budapest" per sostenere la comunità Lgbt

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"Siamo a conoscenza degli emendamenti alla costituzione ungherese adottati ieri dal parlamento ungherese: dobbiamo esaminarli con molta attenzione" facendolo "dalla prospettiva del diritto europeo". Lo ha detto la portavoce della Commissione Ue, Eva Hrncirova, rispetto agli interventi anti pride votati ieri in Ungheria. "Per quanto riguarda le azioni, non esiteremo ad agire se necessario", ha aggiunto. (Il Messaggero)
Se ne è parlato anche su altri media
Dopo settimane di proteste, politici dell’opposizione e altri manifestanti sono arrivati a legarsi tra di loro con delle fascette, creando una sorta di transenna umana, per tentare di bloccare l’ingresso a un parcheggio del Parlamento di Budapest e far saltare in extremis un voto che segna un’altra giornata nera per la democrazia ungherese, l’ennesima forzatura della Carta in senso illiberale. (Corriere della Sera)
La riforma, proposta dal partito di governo Fidesz - guidato dal premier Viktor Orbán -, vieta legalmente qualsiasi espressione pubblica legata alla diversità sessuale, comprese le marce Pride. Il 14 aprile 2025 il Parlamento ungherese ha approvato una nuova modifica costituzionale che limita ulteriormente i diritti della comunità LGBTQ+. (La Nazione)
Il Parlamento ungherese ha approvato un’altra stretta sui diritti, con l'emendamento presentato dal governo di Viktor Orbán per modificare la Costituzione. (L'Espresso)

L'Aula ha approvato a larga maggioranza un emendamento costituzionale che rafforza il divieto della Pride March e introduce nuove restrizioni. Nuova stretta contro la comunità Lgbtq+ in Ungheria e la piazza di fronte al Parlamento ungherese si infiamma dando vita a dure proteste. (il Giornale)
La stretta è senza precedenti, tanto da avere sorpreso anche chi, fra i suoi critici, non pensava che il primo ministro ungherese potesse imprimere una svolta così netta. Con 140 voti a favore e 21 contrari, i legislatori magiari hanno approvato l’emendamento numero 15, quello che l’opposizione considera la «svolta russa». (Il Messaggero)
Da oggi in Ungheria non dichiararsi una donna oppure un uomo è incostituzionale. E chi parteciperà a un evento pubblico con bandiere o simboli Lgbtq+ rischia sanzioni pari a 500 euro, in nome di una supposta «protezione dei minori», che ha ora la precedenza sul diritto a manifestare. (Il Manifesto)