La Sapienza prima al mondo negli studi classici: un primato che parla al presente

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Alzi la mano chi, avendo frequentato la facoltà di Lettere alla Sapienza, non ha provato un moto di orgoglio di fronte alla notizia del quinto anno consecutivo di primato mondiale negli studi classici. Un riconoscimento che, oltre a confermare l’eccellenza accademica dell’ateneo romano, sembra quasi riscattare anni di burocrazia e difficoltà, restituendo lustro a chi quei corridoi li ha percorsi e a chi oggi li attraversa con la testa china sui testi antichi.

Paolo Carafa, professore ordinario di Archeologia, svela la ricetta di questo successo: corsi di laurea in continuo aggiornamento, approcci multidisciplinari e strumenti all’avanguardia che permettono di «interrogare l’antichità sulle questioni dei nostri tempi». Non si tratta, insomma, di un mero esercizio di erudizione, ma di una formazione che unisce teoria e pratica, passato e presente. Un metodo che, evidentemente, ha convinto gli esperti del QS World University Rankings by Subject, che hanno premiato la Sapienza per la sua capacità di rimanere al passo con le esigenze delle nuove generazioni.

Ieri, nel Museo dei gessi, uno dei luoghi più silenziosi dell’ateneo, si è diffuso un mormorio di esultanza quando la notizia è circolata. Tra i calchi delle statue antiche, studenti e docenti hanno condiviso un momento di orgoglio collettivo, quasi a ricordare che quei marmi, quei testi, quelle traduzioni non sono solo un retaggio del passato, ma un ponte verso il futuro.

Intanto, la classifica QS 2025 ha premiato anche altre eccellenze italiane, come le università di Medicina, confermando che il sistema accademico del Paese, nonostante le criticità, sa ancora competere a livello globale. Un dato che, se da un lato incoraggia, dall’altro impone una riflessione sulle risorse e sul sostegno da destinare alla ricerca e alla didattica.