TACCUINO LIBERALE #4

TACCUINO LIBERALE #4
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L'Opinione delle Libertà ESTERI

Il taccuino riprende in questo fine agosto di questo anno bisesto. Appunti sparsi per questa prima occasione alla riapertura post ferragostana: #1 - Tra una inezia ed una facezia mi preme ed urge segnalare la notizia della legge approvata in Afghanistan contro le donne che non possono parlare o cantare in pubblico. Mi voglio indignare. Come essere umano e come donna. Mi rifiuto di pensare che in una parte del mondo le donne siano trattate così! Non è una questione di cultura o di rispetto delle tradizioni religiose altrui, come qualcuno sicuramente vorrebbe farci credere; quindi, va tutto bene madama la marchesa, no, non va bene, è una questione di mancanza rispetto umano, di violazione della dignità umana. (L'Opinione delle Libertà)

La notizia riportata su altri media

Decine, centinaia di video inondano i social media. Vi compaiono volti scoperti di giovani donne con i capelli sciolti, ma anche profili nascosti sotto i burqa. Continua sul web la mobilitazione di solidarietà per le donne afghane, costrette al silenzio dalla nuova sfilza di divieti approvata dai taleban, che ne cancellano persino la voce in pubblico. (Avvenire)

Pesanti le sanzioni, fino all'arresto. L'ultimo assurdo diktat emesso dal regime talebano colpisce i diritti umani e umilia le donne, alle quali è addirittura vietato parlare, leggere e cantare in pubblico. (Servizio Informazione Religiosa)

In Afghanistan, le arti marziali miste (uno sport da combattimento in cui si mescolano arti marziali e discipline come il pugilato) sono diventate illegali: «Incompatibili con la legge islamica», dichiarano i talebani. (Corriere della Sera)

Kabul. Le donne afghane cantano la resistenza. La protesta anti-taleban invade i social

Ho potuto scegliere il percorso della mia vita che è stato segnato dalla musica. Quando ho saputo di questa legge odiosa che proibisce alle donne afghane di esprimersi nel canto, corale e collettivo o individual… (La Stampa)

Sono alcune delle nuove leggi in vigore in Afghanistan dove la realtà imposta dal governo talebano ha ormai da tempo superato quella descritta nei più inquietanti romanzi distopici. Le norme, parte di un compendio di 114 pagine, raccolgono nuovi divieti ma anche direttive già esistenti. (ISPI)

Cantano Thamina e Mawloda, canta Fawzia. E due studentesse al bar di un’università americana, una donna truccata col telefonino in mano, un’altra completamente avvolta dal burqa. Il ritornello malinconico è quello di una canzone di Aryana Sayeed, la pop star in esilio dall’Afghanistan, che dà voce alle donne afghane da quando ha lasciato Kabul e che in queste ore ha criticato con forza la legge per la “Promozione della virtù e prevenzione del vizio” con cui i taleban hanno vietato alle donne di cantare e persino di parlare. (Avvenire)