Giuli attacca Germano e Montanari: "La sinistra ha perso gli intellettuali, le rimangono i comici"

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Redazione Cultura e Spettacolo Redazione Cultura e Spettacolo   -   Firenze è stata lo scenario di un duro attacco del ministro della Cultura Alessandro Giuli contro la sinistra, durante l’evento “Spazio cultura” al teatro Niccolini. Parlando a un pubblico composto principalmente da esponenti di Fratelli d’Italia, Giuli ha lanciato frecciate contro quella che ha definito una decadenza culturale dell’opposizione: «Avevano gli intellettuali e se li sono persi, si sono affidati agli influencer», ha dichiarato, aggiungendo con sarcasmo che «hanno scoperto che pure loro sono dei “quattrinari”».

Il riferimento, seppure indiretto, era rivolto in particolare a due figure: l’attore Elio Germano e Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena, noto per le sue frequenti apparizioni televisive e le posizioni critiche verso il governo. Giuli, che evidentemente non ha digerito le critiche ricevute durante la cerimonia dei David di Donatello – dove Germano, premiato come miglior attore, aveva espresso dissenso verso alcune scelte politiche – ha ribattuto con una provocazione: «Gli sono rimasti i comici, e basta».

Claudio Santamaria, collega e amico di Germano nonché cofondatore con lui dell’associazione 7607 per i diritti degli interpreti, aveva consegnato il premio all’attore definendolo una voce fuori dal coro. Giuli, dal canto suo, ha liquidato le posizioni di Germano come «ciancio in solitudine», dipingendolo come una figura isolata.

L’intervento del ministro rientra in una narrazione già collaudata, quella secondo cui la destra si presenta come paladina di una cultura “popolare”, contrapposta a un’élite intellettuale accusata di snobismo. Firenze, con il suo patrimonio storico e letterario, ha offerto una cornice simbolica a queste dichiarazioni, che però non hanno mancato di suscitare reazioni.

Montanari, dal canto suo, è da tempo nel mirino dei conservatori per le sue prese di posizione nette su temi come la tutela dei beni culturali e l’autonomia delle università. Quanto a Germano, la sua figura incarna quella dell’artista impegnato, disposto a pagare di persona per esprimere le proprie idee.