Processo Saman, lo zio Danish parla in aula: «Furono i cugini a scavare la fossa, ma non so chi l’ha uccisa» – In aggiornamento

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Bologna È ripreso, oggi giovedì 13 marzo, davanti alla Corte d'Assise d'appello di Bologna il processo per il femminicidio di Saman Abbas, la 18enne di origine pakistana uccisa a Novellara il 1 maggio del 2021. L’udienza è proseguita con la testimonianza del fratello di Saman Abbas. In aula sono presenti, come nelle scorse udienze, i cinque imputati: i genitori della ragazza, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, condannati in primo grado all'ergastolo, lo zio Danish Hasnain, che in primo grado è stato condannato a 14 anni, e i due cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, assolti in primo grado. (Gazzetta di Reggio)
Ne parlano anche altre fonti
Terza udienza del processo d'appello per la morte di Saman Abbas a Bologna. Il fratello, Ali Heider, testimone chiave, ha spiegato di aver visto la buca nella quale era stata seppellita la sorella «sui giornali» e quando la rappresentante dell'accusa gli ha chiesto chi avesse scavato quella fossa, il ragazzo ha risposto dicendo che era opera dello «zio Danish e dei cugini Ikram e Nomanhulaq». (ilgazzettino.it)
Il processo d’appello vede imputati i genitori di Saman, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, lo zio Danish Hasnain e due cugini. BOLOGNA – Torna in aula il fratello di Saman, Ali Heider, per continuare la sua testimonianza sulla morte della 18enne pachistana di Novellara uccisa nella notte fra il 30 aprile e il 1° maggio 2021. (La Repubblica)
«Ho visto sui giornali la buca in cui è stata seppellita mia sorella». Una risposta sofferta, che è arrivata dopo un lungo silenzio. (Corriere della Sera)

La 18enne fu uccisa nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2022 a Novellara (Reggio Emilia). Terza udienza del processo d'appello per la morte di Saman Abbas a Bologna. (leggo.it)
Il giovane ha spiegato di aver visto la buca, ovvero il luogo dell’occultamento del corpo della sorella a poche centinaia di metri da casa, “ sui giornali ”. (il Giornale)
Dopo la scomparsa della sorella, ha testimoniato nel corso del processo d’appello a carico del padre e della madre a Bologna, “ho chiesto diverse volte ai cugini Ikram e Nomanhulaq e allo zio Danish dov’era mia sorella, ma ogni volta che iniziavo a piangere mi dicevano di stare zitto” finché una volta “mi hanno risposto che non me lo potevano dire, ma che non mi dovevo preoccupare perché là dov’era stava bene, che era in paradiso”. (Il Fatto Quotidiano)